Per ora non finisce in
galera come l’ex presidente Morsi, ma l’accusa per l’ex campione del calcio
egiziano Mohamed Aboutrika è la stessa rivolta a qualsiasi aderente alla
Fratellanza Musulmana: terrorismo. E’ quanto stabilisce la legge in vigore dal
2015 che ha fatto sentenziare migliaia di anni di galera contro i militanti di
vertice e di piccolo cabotaggio del gruppo islamista. Aboutrika, dall’alto
della sua ricchezza (era il secondo calciatore più pagato del Paese dopo Salah,
che sta guidando l’attacco della Roma), sarebbe accusato di aver finanziato
l’attività della Confraternita. Come tanti cittadini e personaggi pubblici, si
spese a favore della candidatura alla presidenza di Mohamed Morsi nella campagna
elettorale del giugno 2012 (quando l’esponente della Fratellanza si misurò con
Shafiq e vinse) però, nega di aver mai finanziato il gruppo. Il trentottenne
trequartista, ritiratosi dallo sport nel 2013, resta al centro dell’attenzione
dei media in virtù di un’invidiabile carriera con cui ha vinto otto scudetti
col club Al-Ahly, ha ottenuto in quattro occasioni la palma del miglior
giocatore africano, segnando il gol che nel 2006 fece conquistare alla
nazionale la Coppa d’Africa. Ora, finito nella ‘lista dei terroristi’, si
ritrova nell’impossibilità di muoversi dal Paese.
Avrà il passaporto
congelato per tre anni, lasso temporale di questa misura restrittiva, una sorta
di limbo che costituisce una punizione minore, visto che altre aggravanti
conducono i presunti terroristi direttamente nel braccio denominato ‘Scorpione’
della prigione cairota di massima sicurezza di Tora. L’ex presidente Morsi e la
giuda spirituale della Brotherhood Badie, tanto per citare due nomi noti,
sommano la presenza nella lista e anche in prigione. L’indice rivolto contro
Aboutrika si collega agli ultimi arresti - nove - di adepti della Fratellanza
additati come capi dalle forze di sicurezza che li hanno arrestati. Un’operazione
piazzata a ridosso del fatidico 25 gennaio, data ormai significativa per
l’Egitto che osò ribellarsi al regime dei militari e di Mubarak e che in
seguito ha trovato conferma peggiore nella presidenza Sisi. E’ lui la massima
autorità che ostacola la verità
sull’omicidio di Giulio Regeni e di centinaia di persone finite allo stesso
modo e mai ritrovate. Ora il regime sarebbe in fibrillazione per possibili
nuove manifestazioni, seppure d’entità ridotta, in ricordo del ‘giorno della
collera’; come già prospettato un anno fa quando il ricercatore friulano
scandagliava gli umori di lavoratori, prima di cadere nella rete intessuta da
informatori e repressori.
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