martedì 14 marzo 2023

Crosetto, la guerra ibrida del Wagner Group

 


Crosetto è un cazzaro (mudak in russo), dice Prighozhin il famigerato cuoco-guerriero di Vladimir Putin, che del ministro della Difesa italiano è quasi una controfigura per pelata, età (Crosetto è più giovane d’un paio d’anni), passione per le armi, imbracciate dal pietroburghese e collocate sui mercati dal cuneese. Dunque affarismo di ritorno, tuttora in atto per il manager del ‘Gruppo Wagner’ mentre il ministro - già senior advisor per Leonardo e presidente della Federazione aziende per l’aerospazio e pure in afflato coi familiari azionista di società di consulenza per difesa e sicurezza - ha mollato ogni precedente ruolo per fiancheggiare la sua pupilla politica, diventata inquilina di Palazzo Chigi. Lo scambio di attenzioni è conseguenza dell’accusa di Crosetto a Prighozhin, che impegna da mesi i propri reparti sul fronte ucraino ma che è ben insediato anche in talune aree di crisi africana. Come il Mali, sguarnito dalla missione francese Barkhane, durata otto anni con risultati inesistenti contro i jihadisti e indigesti alla stessa giunta militare locale tanto da riportare i parà a Parigi. I ‘wagneriani’, che già scorrazzavano in Libia, li hanno rimpiazzati perché dove c’è guerra c’è speranza. E affari. E Prighozhin è un manager pragmatico e spietato. 

 

L’accusa rivoltagli dal dicastero italiano della Difesa prende le mosse dal suo spirito mercenario e dall’intento di creare crepe d’ogni sorta verso i fronti nemici, nella fattispecie lanciare dai territori africani controllati con le armi, l’arma della migrazione sull’Europa antirussa. La questione riguarderebbe i flussi dalla Libia. Ipotesi non peregrina, e Crosetto cita dossier preparati dall’Intelligence nazionale che suppongono cifre considerevoli: settecentomila disperati intenti ad assediare le coste dell’avamposto della Fortezza Europa, che sono poi i lidi italiani. Quelli dove i migranti naufragano e muoiono. Che tutto ciò accada per un disegno predisposto dall’uomo di Putin è da verificare, i report che l’Aise fornisce al governo dovrebbero risultare più concreti. I nostri 007 dovrebbero aver constatato in questi anni l’operato africano dei miliziani Wagner, in Cirenaica innanzitutto. Gli intenti risultano quelli di crearsi basi operative, prevalentemente militari, e perseguire il controllo di giacimenti petroliferi e di materie prime. Al limite rispetto alla sponda dello schieramento di riferimento (Dbeibeh o Haftar) rischiano i pozzi controllati dall’Eni. Finora non ci sono testimonianze d’un coinvolgimento del cinico uomo del presidente russo nei flussi migratori, che pur nell’affarismo della tratta coinvolgono mafie, entità e soggetti vari. Del resto le recenti trasmigrazioni nord africane hanno una provenienza maggiore dal territorio tunisino rispetto a quello libico, e sia le cause sia le tipologie di migranti sono diversi: sub sahariane e tunisine da Sfax o da località limitrofe, egiziane e mediorientali dalla Cirenaica. Gli affari di mister Prighozhin al servizio del proprio zar, non paiono rivolti al business e alla geopolitica della migrazione, ma Crosetto crede fermamente nella guerra ibrida.

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