Nella
particolare partita fra spie
che intreccia l’ultima fase dei Mondiali in Qatar, quella sportivamente e
agonisticamente più avvincente, l’Intelligence belga riesce a rifilare ai
colleghi marocchini alcuni colpi che potrebbero far male più della doppietta
calcistica patita dalla nazionale di Regragui coi Blues. Il Direttore Generale
per Studi e Documentazione, uno degli apparati dei Servizi segreti di
Rabat, è sospettato dalla magistratura di Bruxelles d’aver indirizzato mazzette
milionarie a politici Ue. Com’è noto la vicepresidente della Camera europea
(Kaili) è stata arrestata assieme a un ex parlamentare italiano (Panzeri) e al
suo assistente (Giorgi). Il super 007 marocchino Yassine Mansouri avrebbe agito
come sponda dell’emirato qatarino e del suo ministro del Lavoro bin Samikh Al
Marri, nell’occhio del ciclone per la
nota mancanza di sicurezza nei cantieri Mondiali (6.700 gli operai morti) e per
il super sfruttamento della manodopera straniera. Alcune Ong italiane (Fight Impunity e No peace without justice) e deputati europei (per ora Socialisti&Democratici e forse del Partito Popolare Europeo) dichiaravano, sotto compenso tangentizio, che
tutto invece era a norma, e la vetrina qatarina non aveva tralasciato alcuna
attenzione per il politicamente corretto. Le posizioni contro il sostegno al movimento
LGBTQ erano tutto sommato frizioni locali e note di colore… Ma quale colore
assumeranno i vertici statali marocchini, che nel bene hanno sempre marchio,
immagine e magnanimità del sovrano “modernista” Mohammed VI, se venissero
confermate le manovre corruttive di Mansouri, che col re ha studiato e rientra
nel suo cerchio magico occupando il posto che occupa. Figlio d’un professore e
predicatore, Yassine ha conseguito le lauree in legge e diritto pubblico,
uscendo dal prestigioso College di Rabat frequentato anche da Mohammed VI. La vicinanza
e la fiducia dell’attuale sovrano l’hanno portato prima al ministero
dell’Informazione, poi a quello dell’Interno, fino all’incarico che ricopre: uno
dei due apparati speciali dell’Intelligence di Rabat che interagiscono col
trono.
L’altro è il Direttorato
Generale della Sicurezza Nazionale dov’è di casa dal 2005 Abdellatif Hammouchi. Tempi
lunghissimi d’incarico per questi uomini stimati dal sovrano. Anni addietro
Hammouchi è incappato in un intoppo giudiziario: la denuncia di torture subite da
un detenuto che venne presa in esame da un giudice francese e bloccò il super
agente a Parigi, dove partecipava a un vertice tecnico. Abdellatif ne uscì
senza conseguenze, com’era già accaduto per altre accuse di tortura e decesso
di detenuti su cui mancavano prove dirette. Per Amnesty International e Human
Rights Watch si trattò d’un bell’aiuto all’impunità degli 007 di Rabat sospettati
di violenza e violazione di diritti umani. Nonostante polemiche anche a mezzo
stampa Hammouchi fu insignito dal re con la decorazione Alaouite Wissam, riconoscimento per gli sforzi nel preservare la “sicurezza
nazionale”. La stessa Intelligence parigina gli fu favorevole per la
collaborazione ricevuta in occasione della ricerca dei jihadisti franco-marocchini
responsabili degli assalti sanguinari del 2015. Eppure Hammouchi non è solo lo
spietato cacciatore di fondamentalisti armati, cinque anni fa è stato
l’acerrimo repressore di proteste sociali nella provincia di al-Hoseyma. Il
super poliziotto del re non perdeva il vizio nell’ordinare arresti e brutalità
fisiche sui dimostranti, senza dover render conto dei modi. L’intimità con la
monarchia da parte dei due uomini dei Servizi è talmente profonda che quest’estate
è venuta a galla un’intercettazione della Sorveglianza del Territorio ai
telefoni reali. Imbarazzata la stampa interna sminuiva lo scandaglio,
evidenziando come sotto osservazione ci fosse anche il numero dell’ex consorte,
Salma Bennani, altezza reale separata dal sovrano. Si faceva intuire che non
fidandosi della donna, si vigilava sulla corona e sul Paese. Ma sul Qatargate
sarebbe utile sapere quanto marocchini non certo comuni come mister Mansouri e
l’ambasciatore in Polonia Abdelrahim Atmoun, agissero in proprio o di concerto
con la dinastia alawide che tanto sa e decide. Visto che fare oggi un favore ai
Mondiali degli Al-Thani, alla lunga diventa più conveniente che vincerli sul
campo.
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