Le ragazze e i giovani delle proteste di strada - pericolosissime perché di vittime ne ha fatte duecento o quattrocento, secondo le diverse fonti - dicono di non vederla più da due mesi. Ora la ‘polizia morale’ scompare dagli orizzonti della stessa Repubblica Islamica Iraniana, secondo quanto dichiara ufficialmente un procuratore generale dal cognome che è pare una nemesi: Montazeri. Il legale Mohammad Javad Montazeri offre alla piazza la cancellazione d’una delle istituzioni più odiate da chi non vuole farsi imporre il modo di vestire, oltre al pensiero unico. Hossein Ali Montazeri, il grande ayatollah e Marja (fonte d'imitazione) che doveva subentrare a Khomeini quale Guida Suprema, finì per scontrarsi con lui su uno dei temi cocenti del sistema iraniano: il velajat-e faqih, il superpotere dei giureconsulti che tuttora incombe sulle leggi del Parlamento tramite questo ruolo. Quel teologo e politico, caduto in disgrazia anche per altri contrasti col Ruhollah (chiedeva aperture interne, era contrario alle esecuzioni di prigionieri politici dopo il conflitto civile d’inizio anni Ottanta, s’opponeva alla fatwa contro Salman Rushdie) fu emarginato e finì agli arresti domiciliari. Per un paio di generazioni ha incarnato il fantasma d’un possibile diverso cammino del clero iraniano, più prossimo al sentimento rivoluzionario di Shariati che all’ossessione teologica khomeinista pedissequamente applicata per oltre un trentennio da Khamenei. Questo però è passato remoto. Le piazze assai variegate degli ultimi tre mesi, unite nell’astìo verso il regime, possono festeggiare la cancellazione del “buoncostume”. Potrebbe essere l’anticamera di altre flessioni del clero di regime oppure il mezzo per attenuare il focoso e diffusissimo dissenso, senza intaccare il vigente obbligo d’indossare il velo. Infatti tale norma sembra resistere. Certo, senza più controlli per via da parte degli agenti della morale, l’ossessivo rispetto dell’abbigliamento secondo ‘dettami islamici’ può liberalizzare quello che le “provocazioni dei manifestanti” stanno diffondendo tramite i capelli femminili al vento. Questa sfida, ora massiccia, a un codice di comportamento era presente da tempo, veniva repressa nei modi più vari, da fermi e multe, ad arresti e repressioni, fino alla tragica uccisione di Masha Amini. E da quel martirio, parte il desiderio di non darsi pace finché la presenza di Khamenei e quindi dell’istituzione della Guida Suprema non cesserà d’esistere. Questo pensa l’attuale ribellione. Riuscirà a incassare un ennesimo obiettivo? A quel prezzo?
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