Sfidano le bombe che comunque
scoppiano contro di loro, e stamane a Kabul hanno fatto sei vittime. Alcune
centinaia di abitanti della zona ovest della capitale hanno marciato nel buio
della notte per raggiungere l’area del Palazzo presidenziale e riversare il
disprezzo sull’ambiguità di Ghani e del governo verso i talebani. I vari tavoli
dei “colloqui di pace”, aperti negli ultimi tempi anche a Mosca con talune
componenti del fondamentalismo politico, trova nei vertici di Kabul tanto
sensibili alla pseudo democratizzazione del Paese dei giocatori subdoli che
difendono certa geopolitica, i propri interessi, non il popolo afghano. Alla
protesta partecipano i familiari di quegli abitanti di Ghazni e del distretto
di Uruzgan lasciati in balìa della nuova occupazione del territorio lanciata
dagli studenti coranici in armi. Da mercoledì scorso centri come Jaghori sono
invasi dai miliziani che non trovano ostacoli di fronte a un esercito
letteralmente liquefatto. Gli abitanti che hanno potuto sono fuggiti, chi non
ce l’ha fatta è barricato in casa, ma non è detto che non subirà coercizioni. Gli
elicotteri promessi da Kabul contro i turbanti per un’offensiva dal cielo, non
sono mai decollati.
Anche le linee
telefoniche – pur trattandosi di telefonia mobile – devono aver ricevuto
un’azione offensiva dei taliban perché alcuni partecipanti alla marcia, nella
quale si esponevano cartelli come “Ghani
e Abdullah svegliatevi”, sostenevano di non poter raggiungere i parenti per
voce. Fra costoro ci saranno, magari, impiegati dell’amministrazione statale
che nella posizione ricoperta, riservano ancora speranze in una diarchia capace
di agire esclusivamente alla conservazione del proprio rango. Alla disillusione
la popolazione afghana, e non solo quella che versa nella povertà assoluta, è
giunta da tempo. E’ la mancanza di alternative valide alla comparsata quasi
ventennale della costruzione della
democrazia a rendere possibile la sopravvivenza d’un tale ceto politico. La
propensione a servilismo e corruzione li trasformano nelle pedine di chi tesse
la regìa di tale sfacelo: governi americani e Nato. La travagliata nazione è
sospesa nel vuoto di futuro creato dai suoi avvoltoi anche quando parlano di
presente. La divulgazione dei risultati elettorali, tanto per tornare su un
tema trattato nelle ultime settimane, è tuttora bloccata. Quel che funziona
sono solo intimazione e morte, e le bombe di stanotte possono essere solo talebano-governative.
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