La politica internazionale, quella in giacca e cravatta, doveva ancora incrociare un addetto alla comunicazione che
si comporta in maniera più violenta d’una guardia del corpo, che solitamente ad
alti livelli previene e comunque se picchia non lo fa in modo plateale. Il
governo Erdoğan riesce a sorprendere anche su questo terreno offrendo un uno-due
degno del peggior autoritarismo golpista che la Turchia ha purtroppo
conosciuto. Ha iniziato Yusuf Yerkel, aitante consigliere del premier a cui gli
anni di studio e la laurea presso la londinese Soas University non hanno
insegnato misura, sobrietà e buone maniere. Incurante della folla - che
certamente ringhiava addosso all’auto sua, del capo e dell’intero corteo
automobilistico giunto nella cittadina mineraria martoriata da una disgrazia in
svolgimento - e le riempiva d’improperi, sputi e calci, è saltato fuori dalla
vettura. In verità l’ha fatto quando due agenti avevano agguantato un abitante
infuriato immobilizzandolo a terra. In quell’istante l’odio di Yusuf è stato
ampiamente superiore nello sferrare, zelante e protervo, calcioni all’uomo a
terra. Non si curava di sguardi, flash, telecamere puntate sulla sua
repressione “fai da te” che sembra essere la nuova linea offerta da un governo
che non può più ammantarsi di alcuna moderazione.
Il capo, sostengono alcuni testimoni, da parte sua attuava un’altra punizione esemplare. Questa
celata nel piccolo supermarket dove le guardie del corpo, quelle vere, gli
avevano consigliato d’infilarsi per sfuggire alle urla rabbiose, agli insulti,
e non solo, che volavano sulla sua testa. Lì si trovava anche Taner Kuruca, il
quale davanti al negozio aveva manifestato il personale dissenso a un premier
che poche ore prima, incurante della tragedia e del dramma delle famiglie,
aveva sparso sale sulle ferite sanguinanti parlando dell’ineluttabilità di simili
sciagure appartenenti alla storia del lavoro minerario. Storia passata che però,
sull’onda del liberismo propugnato
dall’Esecutivo, vede molti imprenditori del settore - fra cui Ali Gürkan, guida
della Holding della Soma Kömür İşletmeleri -
accaparrare appalti e miniere non occupandosi delle misure di sicurezza. Fra
esse le camere dotate di bombole d’ossigeno, dove i minatori possono riparare
in caso d’incendio in attesa dei soccorsi. Camere assenti nel sottosuolo di Soma. Le
vittime finora contate, e quelle che purtroppo potranno aggiungersi, dipendono anche
da tali gravissime inosservanze. Questo gridava la
popolazione locale gettandolo in faccia al sultano, che però, come il suo
consigliere muscolare, non ama essere contraddetto. Così ha sparato addosso al contestatore la sua versione e nella concitazione è partito un qualcosa fra
uno schiaffo e un pugno. Lo stesso malcapitato parla di casualità, la stampa turca,
certamente d’opposizione (quella kemalista dell’Hürriyet e quella interna del gülenista Zaman) pensano più a una punizione.
Casuale o meno, l’intolleranza di Erdoğan è sensibilmente cresciuta e poco s’adatta a un personaggio
che, oscillando fra il consenso dell’urna e l’odio della piazza, vuole proporsi come il nuovo Atatürk. E’ bastato ascoltarne alcuni discorsi durante la recente
campagna elettorale delle amministrative, peraltro positiva sul versante del
voto, per constatare la carica di violenza verbale contro taluni settori che
gli creano problemi nella gestione politica interna. Sicuramente i giovani
delle realtà urbane di Istanbul e Ankara, gli scontenti di tanto lavoro
precario che anche il mercato della tigre anatolica registra. E lavoratori come i minatori totalmente deregolarizzati dal liberismo imperante. Ovviamente i magistrati che indagano sui non trasparenti comportamenti del suo partito al governo. Poi ci
sono i kurdi, con cui va avanti da tre anni un balletto d’incontro-scontro che
passa per i colloqui col detenuto storico Öcalan. Tanti nemici, molto onore è
stato detto. Ma il motto non porta fortuna. Come altre figure di primo piano nella stessa area dell’Islam politico suggerivano, la pacatezza d’idee e
gesti doveva essere il biglietto da visita con cui cercare alleanze e
benevolenza. Quei consigli, quella linea non piace al premier che punta a
essere, presenziare, ingombrare con ogni mezzo. E le sue scelte politiche
interne e internazionali sono diventate sempre più battaglie finali da far
passare a tutti i costi, forza compresa. Il suo Islam moderato perde
quest’aggettivo e c’è chi giura inizierà a perdere anche sostenitori-fedeli.
Nessun commento:
Posta un commento