domenica 18 maggio 2014

Al-Sisi, i sì e i no a un passo dal trionfo


Le elezioni più scontate del panorama politico mondiale, le presidenziali che vanno a ratificare quanto in Egitto si prepara da mesi, vedono comunque una divisione in blocchi del fronte politico. Ce n’è per tutti i gusti: sette partiti sostengono l’ex generale Abdel Fatth Al Sisi, sei il post nasseriano Hamdeen Sabbahi, 59 anni entrambi. Quattro formazioni predicano il boicottaggio, tre la libera scelta.  Riassumiamo il quadro.

Pro Sisi - Il più antico gruppo liberale del Paese, il Wafd Party, vede nell’ex ministro della Difesa un “rafforzatore della Costituzione e dei diritti umani”. Il Free Egyptian Party del tycoon copto Sawiris, esalta la presenza d’un leader forte, baluardo contro l’Islam politico e garante d’un piano securitario contro ogni opera sovversiva. Anche il neo nato Conference Party, creatura dell’ex segretario della Lega Araba Amr Moussa, sostiene la candidatura dell’ex militare. Nella dichiarazione fondativa Moussa ha evidenziato il suo passato di uomo di Stato legato a un’immagine dell’Egitto che non dev’essere perduta; ritiene Sisi lontano da qualsivoglia ideologia e il più idoneo a preservare tale carattere. Il Tagamoa Party, esempio di quei partiti di sinistra tenuti in vita durante il regime di Mubarak, valuta che Sisi sia l’unico adatto ad affrontare le difficoltà del periodo riguardo a economia e sicurezza. Inoltre la fermezza dell’uomo d’armi può rappresentare la diga contro il complotto ordito dalla Fratellanza Musulmana. I Tamarrod, pur fra divisioni interne peraltro negate dal leader Badr, sostengono a maggioranza Sisi. Un paradosso è il Nasserist Party che con una strana svolta si schiera a favore dell’ex generale e non per il proprio ex Sabbahi, forse perché quest’ultimo tempo addietro ha abbandonato il partito per formare un suo gruppo (Karama Party). Così gli ex compagni gli restituiscono lo sgarbo. Chiude lo schieramento per l’uomo dell’esercito il Nour Party. Non lontano, pur con tutte le differenze del caso, da Mursi il gruppo salafita ha abbandonato ogni rapporto con la maggioritaria componente islamica e non ha mai solidarizzato con essa durante la coercizione poliziesca che ha solo sfiorato l’area salafita. L’appoggio a Sisi non stupisce sia per l’opportunismo che ha sempre contraddistinto le pratiche di Al Nour, sia perché il gruppo punta a trarre vantaggio politico dalle attuali disgrazie della Brotherhood, sia probabilmente per ripagare l’esponente di spicco delle Forze Armate dell’esclusione dalla feroce repressione diffusa nel Paese nell’ultimo anno.

A favore di Sabbahi si schierano: il Costitutional Party di ElBaradei,  navigato politico che assieme a Sabbahi stesso e Moussa ha spianato la strada al generale. Nel partito comunque ci sono anche un 10% rivolto a Sisi e un 30% intenzionato all’astensione. C’è ovviamente il Karama Party. L’Alleanza Socialista Popolare e i Socialisti Rivoluzionari, che pur avendo nei mesi scorsi accusato Sabbahi di essersi prostrato silente alla repressione militare pensano di sostenerlo, perché ogni voto carpito all’altro candidato è un’opposizione a un soggetto controrivoluzionario. Con Sabbahi anche l’Egyptian Popular Current, un’altra delle sue creazioni nata contro la gestione di Mursi. Chiude l’Egypt Freedom Party che lo scienziato e scrittore Amr Hamzawy ha voluto convogliare su questa sponda, considerando la linea di Sabbahi prossima, seppur non simile, a quella del suo schieramento che annovera anche astensionisti.

Il blocco del boicottaggio e dell’astensionismo sulla carta è nutrito. Fra i primi l’Alleanza Nazionale per la Legittimità, sostenuta da quel che resta dell’attivismo della Fratellanza Musulmana e dei suoi simpatizzanti, costoro definiscono l’elezione un’illegittima farsa: l’Egitto ha ancora un presidente (Mursi) che è stato defraudato e viene ingiustamente detenuto. Posizione sostenuta anche dello Strong Party di Abol Fotouh, ex esponente di spicco della Confraternita, fuoriuscito dal 2012 ma rimasto coerente a un Islam politico dialogante e fermo contro la reazione. Fotouh afferma che occorre battersi contro la “Repubblica della paura”. Il Movimento 6 Aprile, di recente finito nella triturante censura di Sisi ne contesta la popolarità e lo contrasta come può col boicottaggio. Astensionisti sono: il Fronte Democratico 6 Aprile, uno spezzone distaccato dall’omonimo Movimento, l’Egyptian Social Democratic Party, che però ha recentemente annunciato una sorta di ripensamento con un 50% di adepti orientati sul voto per Sisi e un 10% verso Sabbahi e The Way of Revolution Front. In realtà quest’ultime tre sigle non hanno presa sul voto popolare che i sondaggi danno scontatissimo a favore di Al-Sisi, senza bisogno di alcun ballottaggio. Da domani 265.000 egiziani all’esterno possono votare.

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