Le
elezioni più scontate del panorama politico mondiale, le presidenziali che vanno
a ratificare quanto in Egitto si prepara da mesi, vedono comunque una divisione
in blocchi del fronte politico. Ce n’è per tutti i gusti: sette partiti
sostengono l’ex generale Abdel Fatth Al Sisi, sei il post nasseriano Hamdeen Sabbahi,
59 anni entrambi. Quattro formazioni predicano il boicottaggio, tre la libera
scelta. Riassumiamo il quadro.
Pro Sisi - Il più
antico gruppo liberale del Paese, il Wafd
Party, vede nell’ex ministro della Difesa un “rafforzatore della Costituzione e dei diritti umani”. Il Free Egyptian Party del tycoon copto Sawiris,
esalta la presenza d’un leader forte, baluardo contro l’Islam politico e
garante d’un piano securitario contro ogni opera sovversiva. Anche il neo nato Conference Party, creatura dell’ex
segretario della Lega Araba Amr Moussa, sostiene la candidatura dell’ex
militare. Nella dichiarazione fondativa Moussa ha evidenziato il suo passato di
uomo di Stato legato a un’immagine dell’Egitto che non dev’essere perduta; ritiene
Sisi lontano da qualsivoglia ideologia e il più idoneo a preservare tale
carattere. Il Tagamoa Party, esempio
di quei partiti di sinistra tenuti in vita durante il regime di Mubarak, valuta
che Sisi sia l’unico adatto ad affrontare le difficoltà del periodo riguardo a
economia e sicurezza. Inoltre la fermezza dell’uomo d’armi può rappresentare la
diga contro il complotto ordito dalla Fratellanza Musulmana. I Tamarrod, pur fra divisioni interne peraltro
negate dal leader Badr, sostengono a maggioranza Sisi. Un paradosso è il Nasserist Party che con una strana
svolta si schiera a favore dell’ex generale e non per il proprio ex Sabbahi, forse
perché quest’ultimo tempo addietro ha abbandonato il partito per formare un suo
gruppo (Karama Party). Così gli ex compagni gli restituiscono lo sgarbo. Chiude
lo schieramento per l’uomo dell’esercito il Nour Party. Non lontano, pur con tutte le differenze del caso, da Mursi
il gruppo salafita ha abbandonato ogni rapporto con la maggioritaria componente
islamica e non ha mai solidarizzato con essa durante la coercizione poliziesca
che ha solo sfiorato l’area salafita. L’appoggio a Sisi non stupisce sia per
l’opportunismo che ha sempre contraddistinto le pratiche di Al Nour, sia perché
il gruppo punta a trarre vantaggio politico dalle attuali disgrazie della
Brotherhood, sia probabilmente per ripagare l’esponente di spicco delle Forze
Armate dell’esclusione dalla feroce repressione diffusa nel Paese nell’ultimo
anno.
A favore
di Sabbahi si schierano: il Costitutional
Party di ElBaradei, navigato
politico che assieme a Sabbahi stesso e Moussa ha spianato la strada al
generale. Nel partito comunque ci sono anche un 10% rivolto a Sisi e un 30%
intenzionato all’astensione. C’è ovviamente il Karama Party. L’Alleanza
Socialista Popolare e i Socialisti
Rivoluzionari, che pur avendo nei mesi scorsi accusato Sabbahi di essersi
prostrato silente alla repressione militare pensano di sostenerlo, perché ogni
voto carpito all’altro candidato è un’opposizione a un soggetto
controrivoluzionario. Con Sabbahi anche l’Egyptian
Popular Current, un’altra delle sue creazioni nata contro la gestione di
Mursi. Chiude l’Egypt Freedom Party
che lo scienziato e scrittore Amr Hamzawy ha voluto convogliare su questa
sponda, considerando la linea di Sabbahi prossima, seppur non simile, a quella
del suo schieramento che annovera anche astensionisti.
Il blocco
del boicottaggio e dell’astensionismo sulla carta è nutrito. Fra i primi l’Alleanza Nazionale per la Legittimità,
sostenuta da quel che resta dell’attivismo della Fratellanza Musulmana e dei
suoi simpatizzanti, costoro definiscono l’elezione un’illegittima farsa: l’Egitto
ha ancora un presidente (Mursi) che è stato defraudato e viene ingiustamente
detenuto. Posizione sostenuta anche dello Strong
Party di Abol Fotouh, ex esponente di spicco della Confraternita,
fuoriuscito dal 2012 ma rimasto coerente a un Islam politico dialogante e fermo
contro la reazione. Fotouh afferma che occorre battersi contro la “Repubblica
della paura”. Il Movimento 6 Aprile,
di recente finito nella triturante censura di Sisi ne contesta la popolarità e
lo contrasta come può col boicottaggio. Astensionisti sono: il Fronte Democratico 6 Aprile, uno
spezzone distaccato dall’omonimo Movimento, l’Egyptian Social Democratic Party, che però ha recentemente
annunciato una sorta di ripensamento con un 50% di adepti orientati sul voto
per Sisi e un 10% verso Sabbahi e The
Way of Revolution Front. In realtà quest’ultime tre sigle non hanno presa
sul voto popolare che i sondaggi danno scontatissimo a favore di Al-Sisi, senza
bisogno di alcun ballottaggio. Da domani 265.000 egiziani all’esterno possono
votare.
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