Non gli è servito vincere l’Oscar per il miglior documentario della scorsa stagione. Anzi. L’odio di chi si nutre di violenza e la teorizza come finalità esistenziale l’ha messo ancor più nel mirino. Così il palestinese Hamdan Ballal - che col collega e attivista Basel Adra, gli israeliani Yuval Abraham, giornalista, e Rachel Szor, sceneggiatrice - avevano assemblato in video le grame giornate degli abitanti di villaggi cisgiordani attorno ad Hebron è, finito linciato a sangue. Autori i coloni del crimine e dell’illegalità istituzionalizzate dai governi di Israele, i fanatici sanguinari che assaltano, picchiano, pugnalano, sparano, ammazzano, distruggono sotto lo sguardo compiaciuto dei militari di Israel Defences Force. Ballal ha ritrovato sulla sua pelle lacerata e grondante sangue quegli squarci profondi che No other land documenta, una testimonianza fra le mille della resistenza inimmaginabile per qualsiasi famiglia al mondo. Non soddisfatti per l’assalto dei coloni al villaggio di Susiya nell’area di Masafer Yatta i soldati dell’Idf hanno portato via Ballal che, a detta d’un gruppo di attivisti statunitensi impegnati in un progetto di supporto agli abitanti del villaggio, perdeva sangue. Le ultime notizie sul suo conto lo danno arrestato. Proprio così. L’aggressione subìta diventa l’ennesima sequenza della trafila devastatrice e persecutoria rivolta dallo Stato di Israele ai nuclei di questi villaggi. Persone povere che provano a vivere di pastorizia e piccoli commerci, nel filmato incentrato sulla vita di Basel fra la sua gente il padre gestisce una pompa di carburante. A costoro vengono distrutte case e servizi igienici, demolite stalle per animali e miseri locali adibiti a scuola. L’asfissiante quotidianità, fra notti trascorse all’addiaccio dopo le ciniche devastazioni e albe che preannunciano precarietà, ha il fine d’intossicargli anche quella vita grama, sfrattarli dalla loro terra a favore di ulteriori insediamenti coloniali. Quest’anno l'agenzia Ocha delle Nazioni Unite, ha documentato in neppure novanta giorni oltre duecento attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi. In questi assalti si può finire paralizzati, come accade a un parente di Basel colpito da un proiettile di Tsahal, o bruciati vivi come un bambino a Duma nel 2015 nei roghi appiccati dagli oltranzisti ebrei. E’ l’altra faccia della soluzione finale che Israele, e i suoi alleati, prospettano per i palestinesi, dalla Cisgiordania a Gaza: evacuazione forzata o indotta, per far marciare nella terra di chi non ha un’ulteriore terra la propria colonia dell’occupazione e dell’odio.
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