sabato 6 maggio 2023

Le promesse del Gandhi anti Erdoğan

 

Il “Gandhi turco”, così una stampa amica più occidentale che locale definisce Kemal Kılıçdaroğlu lo sfidante di punta delle prossime presidenziali, nel gran tour dei comizi sta tirando fuori un’inaspettata grinta. L’omino dal baffo triste sui palchi di Izmir, Adana, Giresün ha ruggito come mai aveva fatto prima. Lo staff dell’Alleanza a sei che vuole disarcionare Erdoğan l’avrà convinto a rispondere colpo su colpo, slogan su slogan, impegno su impegno al dominatore dei vent’anni di politica nazionale; e l’alevita che vuole unire le minoranze partendo da quella d’appartenenza ci crede agendo di conseguenza. Sana söz - te lo prometto - dice la sua campagna elettorale ai concittadini, una promessa dal sapore di riscatto per un’intera nazione. Nel susseguirsi d’incontri pubblici - tutti partecipatissimi, con decine di migliaia di persone che corrono ad ascoltare dal vivo, non accontentandosi dei servizi televisivi peraltro molto ampi e dei copiosi dibattiti in studio con giornalisti (non quelli scomodi), politologi, commentatori - la popolazione vive questo momento come una fase di verità. Uscire dal soffocante nodo scorsoio dell’inflazione che penalizza un’economia comunque in crescita (5,6% è il dato di fine 2022), scrollarsi di dosso l’autoritarismo presidenzialista esaltando il ruolo centrale del Parlamento, sono le indicazioni primarie del citato mantra Sana söz che appare su muri, nei manifesti, nei pieghevoli diffusi a piene mani da un attivismo vivace e speranzoso, pari quasi a quello organizzatissimo del partito di maggioranza. L’altro ricorrente spot televisivo di Kılıçdaroğlu: Haydi – andiamo – rivolto alla nazione intera diventa un tormentone che spiazza l’erdoğaniano Doğru zaman doğru adam – l’uomo giusto al momento giusto – affermazione che pare un ammonimento divinatorio, da seguire per non peccare, e che incombe nei punti nevralgici di tante città turche, figurarsi lì dove gli elettori sono milioni come a Istanbul. 


Ma poi sfogliando un dépliant del Cumhuriyet Halk Partisi le promesse, tutte pratiche e sicuramente utili,  lanciate da Kılıçdaroğlu paiono una lista della spesa, che certamente in tempo di crisi fa comodo: pranzo gratuito per studenti delle scuole pubbliche, trasporti gratuiti per le madri che accompagnano i pargoli a scuola, bonus per pensionati al tempo del Ramazan. Cui segue la carica delle centomila assunzioni: insegnanti, poliziotti, militari, personale sanitario, cioè quattrocentomila chiamate statali che in tempo di crisi fanno gola, eccome. E poi riduzione degli affitti col programma di alloggi sociali, nuove foresterie per studenti universitari, blocco della vendita della cittadinanza agli stranieri (due giorni fa in un intervento pubblico il segretario del Chp s’è impegnato nel rimpatrio “volontario” dei 3.5 milioni di rifugiati siriani, mal tollerati da taluni strati della popolazione turca). Chicca finale: i prezzi di carne, latte e formaggio saranno dimezzati. Una vera lista della spesa. Ah, dimenticavamo. Intervenendo nella cittadina di Giresün sul Mar Nero, e rivolgendosi ai locali produttori di nocciole, il Gandhi turco li ha rassicurati: i prezzi non scenderanno sotto i 4 dollari al quintale. L’oratoria e l’energia lo sorreggono, sebbene questa tipologia di promesse ha un effetto meno fantasmagorico rispetto alla Turchia del futuro che Erdoğan dipinge dai suoi palchi. Ad Akkayu, nel distretto Sarıçam, intervenendo in video conferenza poiché indisposto per l’ormai noto malessere intestinale, il presidente ha ricordato come il piano della prima centrale nucleare turca, costruita dalla russa Rosatom, ha concluso la fase di avviamento. Era iniziato nel 2018, poi c’è stato il fermo pandemico, i lavori sono ripresi e incalzano si concluderanno entro il 2028. Lui, se riconfermato, ovviamente vorrà inaugurarla. Sempre ad Adana Erdoğan, al fianco di amministratori della regione, ha partecipato alla cerimonia inaugurale di quattro grandi ponti che collegano parti della città facendo risparmiare - ha detto - 286 milioni di litri di carburante annuo. Un investimento che salvaguardia l’ambiente abbattendo le emissioni di anidride carbonica. Costo 2.3 miliardi di lire turche, oltre cento milioni di euro. 


In un simile scontro a distanza sulle promesse il “sultano” parte avvantaggiato per la sedimentata gestione del potere, per i consolidati rapporti con le aziende che interagiscono con Stato e governo, che dall’epoca dell’iper presidenzialismo fa capo a lui medesimo, per l’estensione  campo edilizio della gigantesca Toki, ma non è solo sulla pur lucrosa edilizia abitativa che il presidente si fa forte. Anzi. Il futuro dei progetti che propone alla nazione e alla popolazione hanno respiro infrastrutturale ampio. Guardano al business delle rinnovabili con orgoglio e voglia di misurarsi tecnologicamente con quell’Occidente che negli anni scorsi ha voluto tenere la patria turca fuori dall’Unione Europea. Così in un mega comizio a Konya ha offerto alla folla osannante due annunci: l’attivazione dell’immenso impianto fotovoltaico di Karapinar Kalyon’a che fornirà elettricità a due milioni di turchi. I servizi televisivi offrono un’immagine “imperiale”: una spianata di pannelli per 20 milioni di chilometri quadrati, pari a 2.800 campi di calcio, che produrrà pure solo l’1% dell’elettricità consumata annualmente nel Paese, però risulta ecocompatibile. E poi “l’olio ritrovato”, la scoperta d’una riserva petrolifera con ‘oro nero’ d’ottima qualità a Cudi Gabar, che dista una ventina di chilometri da Cizre. Così il territorio kurdo vedrà una presenza stabile non solo delle truppe che da cinque anni hanno isolato i vari cantoni del Rojava, ma anche di ingegneri, operai, macchinari estrattivi. Dalla guerra all’industria estrattiva nel nome del benessere energetico, quello ecologico e quello vecchio stile. I due contendenti non si stanno facendo mancare nulla, battibeccano a distanza, ciascuno dal proprio palco. Dice Erdoğan: Kemal non accusarmi d’incentivare i lavori con Toki, l’azienda prima di me costruiva ancor più case private. E Kılıçdaroğlu rilancia duettando con un pubblico in delirio: ci calunniano dicendo che se vinciamo le elezioni stiamo facendo il colpo. Il colpo di Stato. E la gente sotto sotto s’esalta gridando: fai il colpo, sì fai il colpo!!! Si prosegue per una settimana poi l’urna sentenzierà. E c’è da credere che chi perde non la prenderà bene, parlando di brogli. 



 
 

2 – continua

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