venerdì 19 maggio 2023

La Turchia islamica attende il 29 maggio

 

 

 

Il 29 maggio per il turco di fede islamica non è un giorno come un altro. In quella mattinata di primavera matura del 1453 le possenti difese di terra e di mare della città di Costantinopoli non ressero all’ennesimo attacco Ottomano. La capitale dell’Impero romano d’oriente fu espugnata da Mehmet II, ricordato negli annali con l’epiteto Fatih, cioè il conquistatore. Così ebbe fine un Impero dal tempo lunghissimo, durato 1058 anni, un ponte fra l’era antica e l’età moderna, come lo è la capitale conquistata che trasformava il proprio nome in Istanbul. Una variazione dell’εἰς τὰν Πόλιν, e dunque ‘Istam bolin’ verso la città, il modo con cui le comunità greche lì dislocate da secoli, definivano i luoghi divisi fra tre coste, le dirimpettaie sul Corno d’Oro e quella asiatica. L’avvicinamento a Costantinopoli da parte turca era iniziato oltre un secolo prima. Nel 1326 il giovane guerriero Orhan, figlio e successore di Osman, aveva occupato la città di Bursa, col tempo nota per la produzione di raffinatissime sete, e ne fece la capitale, che per la sepoltura di Osman medesimo, divenne una sorta di località-santuario per i sovrani ottomani. L’espansione dei loro territori fu rivolta ai Dardanelli con la presa di Gallipoli (1354). Nel 1362 fu la volta di Adrianopoli, diventata Edirne, che rappresentava un eccellente avamposto per addentrarsi nei Balcani. Quello fu anche l’anno della dipartita di Ohran, sostituito dal figlio Murad. Non seguiamo l’intero percorso cronologico dei sultani a venire, un percorso denso, intricato che coinvolge chi sul fronte opposto dell’Impero d’oriente difendeva territori e coste. Ammiragli e godi delle repubbliche marinare di Genova e Venezia erano di casa nella Costantinopoli imperiale, infatti le aree di Pera e Galata, oggi integrate nel più ampio quartiere di Beyoğlu, si  svilupparono in quel periodo. Voliamo in avanti di quasi un secolo, suggerendo a chi s’appassiona di queste note il prezioso studio di Julius Cooper, un  diplomatico e scrittore britannico che ha meravigliosamente descritto epoca ed eventi ne Il mare di mezzo, un testo che nutre questo scritto. 

 

Giungiamo al momento topico del sultanato di Mehmet II. Era il 13 febbraio 1451 quando costui subentrò al padre Murad II defunto per un ictus. Il giovane sovrano viene descritto come dedito allo studio e conoscitore, oltre all’idioma natìo, di varie lingue: greco, latino, arabo, ebraico, persiano, viene anche ricordato come non fosse esente da cinismo politico. Nell’assumere il comando incontrò la madre e ordinò l’eliminazione d’un fratello, ancora in fasce, che la donna aveva avuto prima che il consorte spirasse. Agli inizi del XV secolo la lenta morìa di quel che restava dell’Impero d’oriente appariva sulle mappe con un lembo di terra attorno alla città di Costantinopoli nell’area europea, risalendo per un tratto le coste del mar Nero e i territori di Tessalonica e di parte del Peloponneso. Il potere della dinastia dei Paleologi, con Costantino XI, era ridotto ai minimi termini, lo storico Braudel definisce la città sul Bosforo “un cuore rimasto miracolosamente vivo, di un corpo da lungo tempo cadavere”. Dall’anno precedente l’ultimo assedio, quando Costantinopoli chiedeva aiuto al pontefice e alle flotte crociate, il sostegno non seguì l’immediatezza di altre circostanze. Così l’esito della battaglia finale, che pure si protrasse per circa due mesi, divenne scontato. E se per i difensori le possenti mura teodosiane a nord-ovest e l’ingegnosa, enorme catena che chiudeva lo specchio d’acqua interno al Corno d’Oro impedendo l’ingresso di vascelli invasori all’interno delle aree abitate della città, ritardarono la caduta, fatale per loro, vincente per gli assalitori, risultò l’artiglieria. Un elemento che ha una storia propria e una sottovalutazione. L’ingegnere ungherese Orban, creatore di terribili obici aveva proposto quell’arma ai bizantini, costoro la rifiutarono. Mehemet udite le abilità dell’uomo gli ordinò un cannone straordinario. Fu accontentato: otto metri di lunghezza, 75 cm di diametro con un bronzo spesso 20 cm e proiettili fino a 600 kg di peso. 

 



Mai visto nulla di simile in battaglie che archiviavano il sistema di difesa medioevale incentrato sulle mura, e introducevano le distruzioni esplosive. Dell’ingresso in città dalle brecce aperte resta l’orrifica descrizione di storici che, pur di parte, non si discostavano dai truculenti atti finali dei vincitori con sgozzamenti, stupri, impalamenti. Comunque  l’anima crociata non era da meno, specie con soggetti rimasti nella memoria e nell’immaginario di sudditi e nemici in qualità di demone: il coevo conte Vlad, detto appunto Dracula e l’impalatore, per le crudeli sofferenze che infliggeva agli sconfitti, fossero ottomani o boiardi della Valacchia. Per quella conquista Cooper sentenzia: “La Croce cedette il passo alla Mezzaluna. Santa Sofia divenne moschea. L’impero bizantino fu sostituito da quello ottomano. Costantinopoli diventò Istanbul”. Eppure l’ambizioso Mehmet II gloriato per quel successo e i mercanti cristiani di Galata e Pera che sarebbero dovuti recedere dagli affari, trovarono un accordo. Non fu lunghissimo, ma durò. A metà del Cinquecento la forza commerciale genovese svanì. Non quella della Serenissima, che sotto la croce conservava piazzeforti a Creta, Cipro, in Morea, nelle isole ioniche e dalmate. Tali vicende con risvolti molto più ampi di quanto detto, noti a studiosi e studenti di storia mediterranea, alimentano di certo l’orgoglio nelle odierne scuole religiose turche, come l’istituto İmam Hatip dove si diplomava l’Erdoğan studente. Questi organismi erano presenti nello Stato laico kemalista, ben prima del grande investimento sull’istruzione compiuto dalla confraternita gülenista Hizmet con cui l’imam Fethullah, prima amico poi acerrimo nemico del leader dell’Akp, si fece conoscere per un ventennio (1990-2010). Ora seppure l’incertezza del ballottaggio presidenziale resti, l’andamento elettorale sembra favorire una conferma del presidente uscente, il quale se rieletto sarebbe al terzo mandato, centrando a pieno il centenario della Turchia moderna che si festeggia il 29 ottobre prossimo. E c’è da giurare che un eventuale successo, oltre a renderlo più padre della patria di Atatürk, lo consacrerà “conquistatore” e “magnifico” come certi sultani.  

 


- 9 continua

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