martedì 9 maggio 2023

Pakistan - Khan arrestato, i suoi dicono rapito

 


La mano tesa dei giorni scorsi per addivenire a elezioni concordate fra il partito dell’ex premier pakistano Imran Khan (Pakistan Tehreek-e Insaf) e gli oppositori che lo disarcionarono dall’incarico, fra cui  la Lega Musulmana-N dell’attuale premier Sharif, viene messa in discussione dall’arresto in queste ore dello stesso Khan. Accade all’ingresso dell’Alta Corte di Islamabad dove il mezzo che trasportava il politico, chiamato a rispondere sul presunto scandalo di Al-Qadir Trust, è stato circondato da reparti della polizia. Il capo del Pti è finito in stato d’arresto, alcuni avvocati che l’accompagnavano e s’opponevano al fermo sono stati malmenati. Le dichiarazioni alla stampa della dirigenza del Pti denunciano addirittura torture sui fermati e già lanciano la mobilitazione generale dei focosi attivisti del partito. La pacificazione politica che sembrava raggiunta rischia nuovamente di naufragare. Khan era già stato convocato dall’Alta Corte e aveva disertato, stamane con staff politico e legale al seguito si recava in Tribunale per essere interrogato. Il blitz poliziesco ha stoppato ogni cosa. Ma cos’è Al-Qadir Trust? Secondo la documentazione acquisita dai giudici, Imran Khan, sua moglie Bushra Bibi e i loro stretti aiutanti, Zulfiqar Bukhari e Babar Awan, diedero vita a un progetto fiduciario dell'Università di Al-Qadir per fondare "Al-Qadir University" a Tehsil Sohawa del distretto Jhelum, nel Punjab. Il trust aveva firmato un memorandum d'intesa con una società privata coinvolta nel settore immobiliare - Bahria Town - per ricevere donazioni da quest'ultima. Khan, la moglie e Farah Khan sono stati beneficiari del trust e un testimone, che ora ha parlato, dichiara d’aver assistito all'acquisizione di 458 kanal di terra per il trust, che corrispondono a oltre 23 ettari di terreno. Insomma si sospettano ‘affari personali’ in un’iniziativa pubblica con sfondo benefico e culturale. Vero o falso che sia, gli avversari politici spingeranno questo tasto per mettere in difficoltà l’uomo presentatosi agli elettori come il persecutore della corruzione e dell’affarismo dei clan familiari storici del Paese, Sharif e Bhutto, tutt’uno con i partiti che li sostengono Lega Musulmana-N e Partito Popolare Pakistano. Se anche questa mossa, come l’attentato-avvertimento del novembre scorso, sia uno strumento per bloccare l’iniziativa politica di Khan, si valutarà nelle settimane a venire. Certo, ora il clima s’infiamma nuovamente. L’entourage dell’ex premier denuncia addirittura torture. Uno dei legali che l’accompagnava ha dichiarato alla stampa: “Hanno colpito Imran in testa e alle gambe, lo stanno conducendo in un luogo sconosciuto”. Dai vertici del Pti accuse al vetriolo: “Khan è stato rapito e tutto ciò è inaccettabile. Questo è il massimo del fascismo. Lo stato di diritto nel Paese è finito”. Per l’azione, oltre a reparti dei Rangers, operanti nel Punjab e nel Sindh, sono stati utilizzati anche manipoli paramilitari, è l’ennesima l’accusa del Pakistan Tehreek-e Insaf.  

 


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