mercoledì 8 febbraio 2023

Siria, il soccorso oltre la guerra

 

Ci mette del veleno paterno Zein al-Asad, secondogenita diciannovenne del satrapo di Damasco, insediata da sempre a Londra. Sul personale profilo Istagram invita a distinguere le donazioni d’aiuto ai terremotati: “Per favore attenti a quelli a cui donate. Questo è un gruppo di terroristi”. Così viene definito chiunque raccolga fondi dalle parti di Idlib, dunque fra i ribelli al regime, anche se non è jihadista e fondamentalista. Certo, simili distinguo non li fa solo la famiglia Asad, ma anche grazie al presidente Bashar, ai suoi protettori Putin ed Erdoğan, prosegue la distruzione della Siria storica e di quella contemporanea a suon di bombe, non di scosse sismiche. Per questo sette milioni di siriani sono costretti a vivere all’estero, altri sei milioni sono sfollati dentro una nazione tenuta ai margini del Medioriente e del mondo. Oltre due milioni di kurdi del Rojava hanno dovuto abbandonare un territorio pattugliato da reparti militari turchi. Anche su tale mossa erdoğaniana c’è il benestare di Asad. Sui cieli del territorio a lui fedele le aviazioni siriana e russa sfrecciano e puniscono i riottosi. Compresa la riconquistata Aleppo, antica perla sbriciolata da dodici anni di cieca macelleria prima che intervenisse lo squasso della faglia anatolica a sotterrare ciò che restava in piedi fra sedimentate rovine belliche. Raccontano testimoni che a nord della città dalla moschea delle meraviglie, nelle ore che sono seguite alla devastazione del sisma cadevano bombe dell’esercito siriano. Suggello dell’odio per chi abita quelle terre, un’aggiunta di dolore ai lutti regalati dal sisma. Si scrive che verso la Siria non stia giungendo alcun aiuto del mondo occidentale, tutto è rivolto unicamente alla Turchia. E’ verissimo. E’ anche vero che Damasco rifiuta sostegni, talvolta dello stesso fronte arabo, perché le zone coinvolte nel sisma sono in mano agli oppositori del raìs. E’ la stessa immagine di quanto accade a ovest, dove amministratori delle province kurde di Turchia denunciano silenzi o ritardi della macchina dei soccorsi che comunque esiste. Far giungere aiuti al regime siriano è doveroso, abbattendo sanzioni che come le scosse massime del terremoto sconquassano le vite di gente disperata. Eppure Damasco pone il veto: gli aiuti devono passare per il nostro governo, ha dichiarato l’ambasciatore siriano all’Onu. Un braccio di ferro insensato, un altro crimine sui siriani, non sulla Siria. La stessa diaspora all’estero che vorrebbe contribuire ha le ali tarpate, finora non c’è stato modo di far giungere assistenza materiale ed economica. In Siria esistono piccole realtà attorno a comunità religiose, l’associazione Pro Terra Santa tramite il suo sito ha diffuso questo link per la raccolta fondi:

https://www.proterrasancta.org/it/campaign/aleppo-emergenza-terremoto/

Si spera non resti l’unico. Si spera che ovunque ci si attivi per la gente che ha ancora poche ore da vivere sotto le macerie. Si spera che anche chi è fuori non debba crepare di freddo e fame oltreché di esplosioni.  


 
  


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