Dati diffusi da poco più
della metà dei seggi indicano in un milione e centomila gli elettori che si
sono recati alle urne. Se tale cifra si raddoppierà e i votanti supereranno i
due milioni l’Afghanistan registrerà la più bassa percentuale (attorno al 25%)
di tutte le consultazioni presidenziali tenutesi dall’avvìo del cosiddetto
corso democratico voluto, manu militari,
dagli Stati Uniti. Nel 2014 i partecipanti furono sette milioni sui dodici
milioni di iscritti, il 60%. Stavolta i cittadini che si erano registrati nei
circa 5000 seggi ammontavano a 9.6 milioni. Ancor più che in altre occasioni il
voto di sabato 28 è stato blindato da oltre 70.000 militari, impegnati a
offrire sicurezza a chi si voleva esprimere nell’urna. Ma da una parte la paura
di ritorsioni talebane, che minacciavano il taglio delle dita che avessero
mostrato tracce dell’inchiostro con cui si controlla che l’elettore non si
rechi più volte nei seggi, dall’altra la disillusione palesemente manifestata
da tanti, troppi cittadini hanno prodotto quest’estraneità al decantato “giorno
dell’elezione”. Del resto molte candidature ripropongono quanto di peggio la
politica locale ha mostrato per anni: verticismo, corruzione, clanismo,
asservimento a interessi stranieri e a quelli dei potentati interni. Una
sequenza vista fino alla nausea dalla popolazione. Basti pensare che la
concreta lotta per la presidenza è ancora una volta racchiusa nel
confronto-scontro fra Ghani e Abdullah, i gestori di quattro anni più uno di
totale disastro politico che nella società afghana ha solo prodotto spargimento
di sangue civile. Eppure, nonostante la bassa affluenza, il governo ha salutato
la giornata elettorale come un successo. I vertici della politica ufficiale si considerano
già soddisfatti per aver tenuto sotto controllo la situazione generale, nonostante
gli agguati ai seggi che pure ci sono stati. La ‘rete di osservatori afghani’
ne conta circa quattrocento, rivolti prevalentemente alle strutture, di cui uno
solo in grande stile messo in atto nella simbolica Kandahar. Però si sono
verificati anche attacchi alle persone, una trentina le vittime, e dal distretto di Shinwari è
giunta la notizia d’un sequestro talebano ai danni di otto osservatori
internazionali impegnati in vari seggi. I risultati ufficiali della consultazione sono attesi fra il
19 ottobre e il 7 novembre. Se nessuno dei dodici candidati che vantano qualche
probabilità di successo supererà la metà dei voti, si ricorrerà al ballottaggio
fra i primi due piazzati. Quella coppia dovrebbe risultare un dejà vu.
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