Le urla strazianti dei familiari delle ultime 48 vittime della
comunità hazara di Kabul si levano davanti a un centro elettorale sito in un
edificio adibito a scuola di Dasht-e Barchi, area occidentale della capitale. E’
una zona già squarciata da bombe e dolore, davanti alla moschea nel mese di
febbraio erano stati allineati ventisei cadaveri. Oggi, in una domenica di sole,
i marciapiedi prospicenti l’ufficio, dove ci si registrava per le elezioni
programmate in autunno, sono nuovamente un lago di sangue. Le immagini diffuse
dal luogo dell’attentato mostrano fototessere e scarpe, forse gli unici segni
con cui risalire all’identità di alcune vittime dilaniate dall’esplosione
provocata da un kamikaze. E’ lo Stato Islamico, come in altre recenti occasioni
a rivendicare l’agguato, lanciato innanzitutto contro i kabulioti, per
intimorirli, piegarli, prostrarli. Lanciato contro l’etnìa hazara di fede
sciita, dunque secondo i dettami del fanatismo wahhabita di cui si nutre il
Daesh, nel piccolo come grande Medio Oriente, contro infedeli da sterminare. Un
attacco che diffondendo morte e paura si scaglia anche sull’amministrazione
Ghani, che cerca legittimazione e conferma dalle urne, mentre appare incapace
di governare alcunché.
I talebani reclamano l’estraneità da questa strage, per
quanto nei mesi scorsi si sono impegnati in un confronto ravvicinato e
criminale coi rivali del Khorasan e aggregati, destinato a seminare lutti fra i
civili. E per allargare la cifra altri sei morti si registrano in un agguato
fotocopia avvenuto nella provincia settentrionale di Baghlan, sempre davanti a
un centro elettorale. Sebbene per questo strazio non sia tuttora giunta
rivendicazione. Non è il primo attacco rivolto ai luoghi dove i cittadini sono
invitati a recarsi per la registrazione elettorale, che si tiene con ampio
anticipo per poter verificare l’adesione degli afghani alla scadenza.
Ovviamente chi, come i fondamentalisti dissidenti convogliati sotto la sigla
dell’Isis, cerca di opporsi alla scadenza prosegue nella diffusione di terrore
e caos. Anche diversi poliziotti sono stati uccisi o feriti in agguati rivolti
a questo genere di uffici tramite azioni rivendicate in questi casi da
talebani. La diversità dell’approccio, egualmente violento, fra le due fazioni
riguarda gli obiettivi da colpire: nelle ultime settimane i talib sembrano puntare
esclusivamente agli uomini in divisa. La Commissione elettorale indipendente
sostiene che il corpo elettorale s’aggira sui 15 milioni di aventi diritto al
voto. Agli islamisti di strada, che boicottano col sangue la scadenza, s’affiancano
gli islamisti di governo che pensano di utilizzarla per i propri affari, come
accade dal 2001 col benestare dell’occupazione occidentale.
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