Il bacio cairota che ripercorre a un sessantennio
di distanza quello, non importa se spontaneo o in posa, reso celebre
dall’artistico click di Doisneau all’Hotel de Ville è una testimonianza
dell’approccio immacolato e sensuale degli innamorati. I ragazzi egiziani si
fidano dell’enclave che il contatto delle labbra crea attorno a loro,
s’immergono nella nuvola dell’estasi e ci spariscono dentro, salutando il mondo
degli sguardi, della fretta, degli occhi curiosi e indagatori o peggio censori
per ragioni di buon costume e religione. Qualsiasi essa sia, con l’aggravio nel
caso di fede esasperata dal fondamentalismo. L’approccio è etereo ed eterno,
prescinde dalla fase politica che può condurre qualche commentatore a
sottolineare una maggiore libertà ora che il governo della Fratellanza è stato
scalzato dagli eventi.
Due anni or sono incrociavo una simile effusione
senza immortalarla, lasciandola al sentimento privato dei giovani. L’obiettivo
si posava sul colloquiare fitto, sul corteggiamento gentile, le tenerezze e
carezze. Succedeva davanti al Museo del Cairo, dove Samira Ibrahim fu abusata e
umiliata. Accadeva a due passi da Tahrir che nei giorni precedenti s’era di
nuovo tinta di sangue, registrando la terribile scena dell’attivista spogliata
e umiliata dagli uomini in nero. I due ragazzi vivevano quei momenti, forse
partecipavano al sogno di cambiamento e se non lo facevano qualcuno lottava per
loro. Per permettergli di baciarsi in pubblico con l’hijab o senza e sotto
qualsiasi governo. Perché quel gesto, come sa ogni persona che ama, è antico e
sacro e va preservato.
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