Il
deposto presidente egiziano Mohamed Mursi e altri quattordici figure di spicco
della Fratellanza Musulmana (fra cui El-Erian, El-Beltagy, Ghoneim, Abdel-Ati,
Abdel-Raouf e le giovani leve El-Mogheir ed Ezz) sono accusati e verranno
processati per incitamento alla violenza in relazione ai sanguinosi scontri che
seguirono le clamorose proteste dei primi di dicembre 2012 davanti al palazzo
presidenziale di Al-Itthadiya. Le imputazioni sono comuni, le forme attuative
variano per i ruoli che ciascuno ricopriva nell’amministrazione statale, di
partito e religiosa. All’ex presidente viene contestato l’ordine repressivo,
con ogni mezzo anche facendo uso delle armi da fuoco, impartito alla guardia
nazionale per rimuovere i sit-in nell’area circostante la sua residenza
circondata per giorni dagli oppositori. In quella circostanza le forze dell’ordine si rifiutarono di aprire
il fuoco sui manifestanti. Altri membri della Brotherhood incitarono alla
violenza usando media oppure le prediche in moschea. Così sostiene la Corte
criminale, lanciando una denuncia gravissima, degna del massimo della pena (alto
tradimento) di cui si sarebbe macchiato l’ex presidente. La stessa per la quale
era processato Mubarak.
E’
la vendetta dell’Egitto anti Fratellanza contro il vertice della Fratellanza
che vede 1.800 fra responsabili e militanti intermedi incarcerati dallo scorso
luglio, comprese figure simbolo quali la Guida Suprema Mohamed Badie
recentemente infartuato nella prigione di Torah dov’è rinchiuso anche il
presidente dismesso e altri pezzi da novanta della Confraternita. Non più Hosni
Mubarak, riabilitato nelle strade prima che da certa magistratura amica. Si
tratta del nuovo-vecchio volto assunto dalla terza primavera, quella dell’anno
in corso, che lascia per via molti dei presupposti e delle speranze lanciati
nel gennaio 2011. Ovviamente il quadro socio-politico ed economico del grande
paese arabo è complesso, ne abbiamo parlato a lungo evidenziando contraddizioni
e limiti della breve parentesi della gestione islamica del potere, ma questo
prosieguo di “rivoluzione” che sa di reazione e scontenta anche tanti ribelli
della prima primavera, non i Tamarod che ora inneggiano anche loro all’uomo
forte Al-Sisi, introduce un paradossale rovesciamento di ruoli. La dolente
questione della Carta Costituzionale continua a essere “il filo rosso” d’un
incredibile gioco delle parti.
I
50 saggi che devono apportare le modifiche “antislamiche” alla Costituzione stanno
iniziando le sedute del proprio lavoro. Vista l’aria che tira e per i motivi su
esposti, fra costoro non dovrebbero esserci, costituzionalisti vicini alla
Confraternita. I saggi casserano e riscriveranno commi sgraditi agli
orientamenti d’appartenenza che vanno dalla laicità di varia coloritura
politica, a credenze religiose copte e islamiche non cofessionali o
confessionalissime (il ruolo dei salafiti nei nuovi lavori della Costituente è
tutto da scoprire). Insomma la ricostituita Costituzione del popolo egiziano
sarà discussa e vedrà luce con l’assenza di una componente non indifferente che
ha rapporti di rappresentanza con una parte del popolo. Sarà una Costituzione
per tutti ma non scritta da tutti. Proprio come accadeva nell’autunno scorso,
quando nella Seconda Assemblea Costituente che accelerò il passo per
consentirte il contestatissimo decreto presidenziale attuativo, mancavano i
laici riuniti poi nel Fronte di Salvezza Nazionale e alla fine anche i copti.
Mancavano, però, per loro scelta. Non perché fossero esclusi, perseguitati e
incarcerati come sta accadendo ai membri della Fratellanza. Gli attuali padroni
della politica egiziana hanno scelto per mesi di non confrontarsi e non dialogare
con glu uomini di Mursi dopo l’elezione di quest’ultimo alla presidenza. Quasi
fossero seguaci di Shafiq più che di Sabbahi.
Come
ogni gioco delle parti che si rispetta sembra - lo vedremo a conclusione della
correzione - che il “famigerato” comma 2, che fa riferimento alle radici
islamiche della nazione, non verrà cancellato. Come non lo era stato
dall’Assemblea Costituente “gestione Fratellanza”. E sì, perché quell’articolo
veniva ereditato dalla Costizione del 1971 che nessun egiziano laico per oltre
quarant’anni s’era sognato di contestare. Qualcosa che pare un po’ diverso dalla
temuta Sha’ria.
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