“La guerra non può creare nient’altro che miseria, le armi non portano
nient’altro che morte”. Il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al Tayyib,
annuisce e sottoscrive le parole di papa Bergoglio. I due s’abbracciano,
seguiti dalla piazza e dai media che rilanciano la storicità di questa prima
volta della massima autorità cattolica in terra d’Islam. Alla presenza di
settecento fra imam, vescovi, rabbini provenienti da tanti angoli del mondo
questa convergenza segna il successo dell’iniziativa voluta dal ‘Muslim Council
of Elders’. Però, mentre il papa non fa sconti a certa politica che utilizza le
armi e ripete: “ogni violenza va
condannata senza esitazione, è una grande profanazione del nome di Dio
utilizzarlo per giustificare odio e violenza contro il fratello” quindi
richiama vigilanza affinché “la religione
non venga strumentalizzata ammettendo violenza e terrorismo” un grande media
mondiale, l’emittente CNN, rivela una verità già nota. Le armi che gli Stati
Uniti vendono ai maggiori Paesi del Golfo (Arabia Saudita ed Emirati Arabi
Uniti) finiscono anche in mano jihadista e terrorista. Non è certo uno scoop. Anzi,
può apparire una notizia pilotata per vanificare l’effetto pacifista delle
parole di Francesco da parte di chi, gendarme del globo come gli Usa o ambiziosa
potenza regionale come la monarchia saudita, desidera comunque aver mano libera
ben oltre ogni buon proposito. Intenzioni lette come noiosa predica dai signori
del potere e delle guerre a ogni costo, che sbeffeggiano coi fatti il profondo
significato di parole e piani di questa tre giorni di fraternizzazione. Così
l’uomo in bianco venuto da Roma, accolto con tutti gli onori dalla casta degli
sceicchi che si fregiano del grande evento, è trattato con estrema cortesia, ma
scarso sentimento. Il comune sentire appartiene agli uomini di fede
rappresentati dall’imam di Al-Azhar che sono un’infinità nel travagliato Medio Oriente.
I locali leader politici sotto le keffie seguono altre logiche, tutt’altro che
pacifiche, come gli omologhi occidentali abbigliati in tweed o in smoking,
fedeli solo nelle cerimonie ufficiali. La bellezza e l’utilità dell’incontro
interreligioso, indicato pur da figure chiave dei tre credo monoteisti,
difficilmente otterrà la vicinanza da una politica che risponde a propri
egoistici interessi, magari ciascuno pregherà alla sua maniera ma si tratta d’una
recita formale priva d’umanità. Francesco l’ha detto, molti imam e rabbini lo
ribadiscono. Chi governa non ascolta, prosegue a bombardare in Yemen, Siria,
Iraq e altrove. Facendosi beffa anche di Dio.
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