Arriva la bomba nell’arroventato clima della
vigilia elettorale turca. Provoca quattro vittime, un centinaio di feriti (un gran numero è stato ospedalizzato) nel corso della
manifestazione conclusiva del partito filo kurdo Hdp, nella provincia di Diyarbakır. Lì era presente il leader Demirtaş che
si trovava a 30 metri dal luogo dell’esplosione. Le deflagrazioni sono state
due, a distanza di cinque minuti, hanno ovviamente creato panico e colpito un
muro umano di attivisti ed elettori stipati sotto il palco. Il ministro
dell’energia Yıldız interrogato dalla stampa,
secondo quanto riferito dalla polizia intervenuta, ha avanzato l’ipotesi che si
sia trattato d’un guasto a un generatore. Dal canto suo il premier Davutoğlu ha
affermato: “Seguiremo ogni pista, senza
escludere tentativi di assassinio e ogni genere di provocazione. In passato
abbiamo catturato attentatori scagliati contro questo partito, lo faremo anche
in stavolta”. Il leader kurdo Demirtaş era atteso sul palco un’ora e
mezzo dopo le deflagrazioni, non ha parlato perché il raduno è stato sciolto
per ragioni di sicurezza.
Ciò nonostante un ampio nucleo di giovani è
rimasto sul luogo con un presidio militante che mostrava l’intento di non
cedere al clima d’intimidazione orchestrato da forze occulte. Nelle
dichiarazioni rese ad alcune reti televisive il leader non ha voluto calcare la
mano sull’episodio, invece altri membri del partito hanno apertamente parlato
d’un tentativo di assassinio nei suoi confronti. Il
deputato Süreyya Önder ha affermato d’essere stato avvertito da fonti sicure di
un tentativo per eliminare Demirtaş. “Il
passo unitario che sta compiendo il nostro partito, ben oltre la comunità kurda, aprendosi ad altre forze
democratiche dell’opposizione, è
evidentemente visto come una variante pericolosa - ha affermato Önder - ma non ci
allontanerà dalla gente. Per noi la morte è preferibile alle barriere di
protezione”. Quest’ultime erano state consigliate agli organizzatori dalle
forze dell’ordine. Demirtaş ha voluto condurre l’intera campagna
elettorale girando solo con la sua vettura, privo di qualsiasi scorta
poliziesca. Un segnale per la sua gente e per gli elettori che cercano
un’alternativa a uno Stato sempre più autoritario. Nei giorni scorsi due bombe
avevano colpito sedi dell’Hdp nel sud del Paese, a Mersin e Adana.
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