L’Isis non molla Kobanê e rilancia un’offensiva
sulla città che nelle scorse settimane è stata riconquistata per l’80% dalle
truppe kurde. Le Unità di protezione del popolo kurdo (Ypg) e di difesa delle
donne (Ypj), che costituiscono buona parte della difesa di terra nell’enclave
kurda del Rojava, stanno rispondendo all’offensiva. Le informazioni che
provengono dai siti kurdi riferiscono d’una concentrazione di fuoco
d’artiglieria pesante nell’area della scuola di Yarmuk iniziata dal primo
mattino. Notizie confermate anche dall’Osservatorio siriano dei diritti
dell’uomo, Ong attiva in quella zona. Da parte sua Nawaf Khalil, portavoce in
Europa del Partito d’Unione Democratica (branca politica dell’Ypg) afferma: “La controffensiva delle bande del Daesh (rimaste
bloccate per oltre un mese, ndr) non
fermano il piano di pulizia di Kobanê”.
Il piano prevede un controllo della città e una
prossima ricostruzione degli edifici colpiti dall’artiglieria islamica. Più
radi nelle ultime settimane sono stati i bombardamenti aerei della Nato sui
reparti islamici presenti attorno all’enclave e questo, forse, ha consentito
l’odierna sortita. I numeri dello scontro in atto, riferiti sempre dalla citata
Ong, danno all’Isis 1090 combattenti deceduti, 463 sono le vittime fra i militanti
kurdi e 21 fra i ribelli siriani loro alleati. I civili uccisi ammontano a una
trentina. Le atroci esecuzioni di nemici catturati da parte dei miliziani
dell’Isis non sembrano avere interruzioni. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio
ne conta 17 in 48 ore fra l’area di Deir el-Zor a est e Raqqa a nord. Erano
tutti accusati di contrastare il Daesh, ma solo uno era stato catturato in uno
scontro diretto.
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