C’è un comunista che corre per le amministrative del prossimo marzo in Turchia nella piazza-vetrina di Istanbul. E’ Fatih Mehmet Maçoğlu, nome da sultano ma orientamento tutto rivolto a interessi sociali, almeno per quanto ha mostrato in un decennio nell’area d’origine, Tunceli, dove ha guidato la comunità di Ovacık. In quella zona prossima alla Turchia orientale, dove la comunità kurda e le sue rappresentanze costituiscono la spina nel fianco del governo dell’Akp, Maçoğlu, cinquantasei anni, moglie e due figli, è straconosciuto. Sotto baffoni d’altri tempi il suo sorriso è accattivante, com’è affabile l’approccio con la popolazione. Però gli analisti non credono possa rompere gli schemi che nel 2019 nella metropoli più illustre del Paese hanno visto prevalere il repubblicano İmamoğlu sul politico del Partito della Giustizia e Sviluppo designato da Erdoğan. In quell’elezione la compagine di governo, pur confermando una supremazia nazionale col 45% delle preferenze, perse oltre a Istanbul, la gestione della capitale, di Izmir, Adana, Antalya. Insomma i maggiori centri del Paese. Per il sultano fu uno smacco e ci fu chi ne decretò una prossima fine politica, sbagliando di grosso. Probabilmente lo sbaglio maggiore l’ha fatto alle presidenziali del maggio scorso il Partito repubblicano designando nella sfida del secolo, intesa come confronto del centenario della Turchia moderna, il proprio segretario Kılıçdaroğlu contro l’uscente Erdoğan, che ha vinto di nuovo. Forse il più giovane İmamoğlu avrebbe avuto più possibilità. Ma antiche dichiarazioni polemiche sono costate al sindaco un’interdizione per due anni a partecipare a consultazioni, è rimasto fuori dalle presidenziali e sarà bloccato pure per le amministrative. I suoi sostenitori hanno definito la condanna un esplicito boicottaggio. Eppure nel quinquennio da sindaco le aspettative della gente del Bosforo risultano parzialmente deluse. I giovani speravano in un esponente della nuova leva politica vicino alle loro esigenze, invece ne hanno notato la farraginosità burocratica. Queste le lamentele. Comunque la partita sulla municipalità è aperta. Il presidente in carica, che della città simbolo della Turchia è stato a sua volta sindaco ed è originario dell’ormai delimitato ma sempre popolare distretto di Kasımpaşa, tiene particolarmente a una riconquista della municipalità da parte del suo partito. I repubblicani non vogliono mollare la presa e cercano un candidato di rango. Mentre i commenti che accompagnano in queste ore il “rosso” proveniente dall’est affermano: avrebbe possibilità se fosse presentato da un’ampia coalizione comprendente anche il Chp. Ipotesi o sogni? Maçoğlu corre in uno dei distretti più prestigiosi, Kadıköy, l’antica Calcedonia, dove passarono greci e fenici. Dunque sponda asiatica dove attualmente vive la metà dei 14 milioni di istanbulioti. Un’area dove i laici del Chp raccolgono amplissimi consensi rispetto alla conservatrice Üsküdar che gli sta a settentrione, dove dagli anni Novanta prevale l’Akp.
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