mercoledì 30 novembre 2022

I Tehreek-e Taliban riprendono a colpire in Pakistan

Hanno concesso due giorni al premier Sharif, ai generali Munir e Mirza e pure all’ex arrabbiato Khan, i Tehreek-e Taliban che avevano annunciato una ripresa delle ostilità. Così un attentato preliminare raggiunge un veicolo militare nella zona di Quetta, città simbolo dei turbanti e del loro eterno Pashtunistan. Un agguato vecchia maniera, realizzato da un kamikaze che rappresenta un ulteriore segnale nella ripresa delle ostilità: i miliziani che sacrificano se stessi per il Jihad contro lo Stato servo dell’Occidente, non mancano. Questo dice l’uomo-bomba. Lo scoppio s’è portato via oltre alla sua vita, un poliziotto e tre civili, fra costoro una donna e un bambino. Si registrano anche una trentina di feriti, poiché accanto al camion della polizia altri due fuoristrada sono stati investiti dall’esplosione. Erano occupati da personale sanitario che interviene nell’area per praticare vaccinazioni antipolio. Una prima valutazione della potenza esplosiva fa pensare ad almeno due decine di chili di polvere impiegate nella bomba, il cui trasporto nel vestiario del kamikaze costituiva un ingombro non indifferente.  Le reazioni delle autorità sono stizzite verso forme di puro terrorismo che si riversa sui civili, nonostante i pronunciamenti della leadership talebana. Ma si riflette anche sull’inefficacia dell’azione repressiva intrapresa negli ultimi tempi. Giudicata leggera da chi rimpiange la durezza che fu dei due Sharif - Nawaz al governo, Raheel alle armi senza legami di parentela fra loro ma uniti nell’intento persecutorio su taliban e famiglie. Eppure quella linea non riusciva a piegare l’islamismo armato, come non hanno prodotto risultati le trattative intraprese dal populismo di Imran Khan e dal pragmatismo di Shehbaz Sharif. Tutto resta aperto nel Paese dove il fondamentalismo delle madrase deobandi continua a sfornare miliziani per il contropotere talebano, ma non si deve dimenticare come gli stessi leader della politica duettano con questo contropotere non solo quando aprono tavoli di confronto. Cercano appoggi indiretti alle proprie amministrazioni in cambio di finanziamenti alla causa taliban. Insomma la mano che reprime, se davvero lo fa, è la stessa che nutre l’insorgenza antistatale. L’Inter-Services Intelligence è esperta in materia.  

 


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