sabato 5 marzo 2022

Afghanistan, appare Haqqani fra i taliban in alta uniforme

Sfilata d’onore e foto pubbliche per il ministro dell’Interno dell’Emirato dell’Afghanistan, Sirajuddin Haqqani di cui per anni girava solo l’immagine segnaletica, semicoperta da un mantello, divulgata dalla Cia che valutava la sua testa 10 milioni di dollari. A lungo quella foto fece il paio con l’iconica (almeno per gli studenti coranici) inquadratura del mullah Omar che guardava severo con l’occhio rimasto buono. Neppure nel momento mediatico più alto per i turbanti afghani, nei frenetici giorni seguiti all’ingresso a Kabul del 15 agosto - quando ancora imperversavano le telecamere occidentali a mostrare i concitati preparativi di fuga statunitense, la massa di cittadini che spingeva all’aeroporto Karzai sperando di salire su un volo, col Gotha taliban dispensatore di conferenze stampa e pubblici incontri coi media - il temibile capo del suo clan, supervisore di uno dei settori chiave del potere, fu immortalato da alcun fotografo. Ed eccolo materializzarsi stamane, mentre passa in rassegna reparti dell’Accademia di polizia nella capitale afghana. Tutti tirati a lucido, vestiti in uniforme, schierati sotto il vessillo bianco dell’Emirato. Gli scatti sono stati diffusi ufficialmente con tanto di commento del portavoce governativo Zabihulla Mujahid. Invece fino alle soglie della chiusura del 2021, quando le delegazioni talebane viaggiavano sino in Europa (Oslo) per incontri sull’assetto futuro del Paese, il volto di Haqqani appariva nascosto o sfocato. Fra i primi commenti a questo cambio di passo negli stessi attuali vertici afghani ci può stare una totale legittimazione della sua persona garantita anche dall’estero, forse persino dalla Casa Bianca che lo declassa dal ruolo di terrorista. Ma è solo un’ipotesi. Collegata, comunque, al realismo politico che negli ultimi due mesi ha avvicinato esponenti del governo di Kabul a rappresentanti di potenze regionali e mondiali per mediare sulla geopolitica nell’area. Parlando del network Haqqani la chiamata di correo a strutture come l’Inter Service Intelligence di Islamabad è d’obbligo. L’aiuto, le coperture ai talebani interni ed esterni sono note da tempo, appartengono ai giochi sporchi degli apparati pakistani della forza, l’altra lobby è l’Esercito. Del resto la designazione ufficiale di Sirajuddin quale ministro dell’Interno ai vertici dell’Emirato era avvenuta dopo una visita lampo del responsabile dell’Isi a Kabul. E se fra gli analisti c’è chi sostiene come le ultime mosse della diplomazia dei turbanti miri all’uscita dal cono d’ombra che l’ha protetto e comunque caratterizzata finora per cercare una dimensione “governativa”, altri restano scettici. Perché nella rete Haqqani ci sono fratelli, zii, pur collocati ai vertici dell’Emirato, che hanno una radicata e lucrosa attività con le mafie mondiali per il traffico dell’oppio e praticano la spartizione di affari con insospettabili dell’economia non solo mediorientale. Oltre agli antichi sanguinari attentati (2004, 2008) attribuiti al gruppo, resta il chiodo fisso sugli stretti rapporti con al-Qaeda, che non è più quella d’un tempo, ma non s’è neppure dissolta. Il ministro Sirajuddin continua a fare il doppio gioco oppure ormai è solo un fotografabile talebano di governo?

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