lunedì 1 marzo 2021

Tensione sino-indiana, ipotesi di cyber attacchi


Recorded Future, azienda statunitense che monitora i comportamenti di chiunque usi la rete, ha lanciato pesanti sospetti su un’azione di hackeraggio d’ipotetica origine cinese che nei mesi scorsi ha provocato frequenti interruzioni energetiche in grandi metropoli indiane come Mumbai. I blocchi della distribuzione di corrente elettrica hanno creato non pochi guai a produzione, commerci, trasporti e a varie attività pubbliche, private e personali. L’iniziativa rientrerebbe in quella tensione creatasi dalla scorsa estate sul confine himalayano del Ladak, dove tuttora permane uno stato d’allerta fra i reparti militari dei due giganti asiatici che si fronteggiano per il controllo dell’impervia regione. Un rapporto del mese di novembre, sempre dell’azienda del Massachusetts, parlava esplicitamente di sabotaggio di entità straniere. Queste non erano menzionate esplicitamente, ma restava il primo sospetto diretto su Pechino. Le autorità cinesi, cui l’insinuazione non fa certamente piacere, finora non hanno commentato la notizia che può allargare la spirale d’insinuazioni, in questo caso fra le due nazioni che si contendono l’egemonia internazionale. L’inquilino della Casa Bianca è cambiato, però il motto l’America è tornata con cui Biden ha inaugurato l’occhio della sua amministrazione sul mondo, in sostituzione dell’America First di trumpiana memoria, non è necessariamente foriero di distensione. 

 


Non risulta che Recorded Future abbia un ruolo para governativo, la sua cyber-indagine può rappresentare un servizio generalizzato, ma potrebbe anche servire agli Stati Uniti per rilanciare una linea di alleanze, in questo caso pro-indiana, nell’imponente e delicato scenario asiatico.  Per ora il governo di New Delhi non ha manifestato un grande interesse per la ‘rivelazione’ dell’organismo americano, che identificava in alcuni porti altri possibili obiettivi dell’attacco. Sebbene l’operatività dello spionaggio economico attualmente risulterebbe limitata si evidenziano preoccupanti possibilità di accesso alla rete per sostenere ulteriori iniziative cinesi, già attive con simili network, quello denominato APT41 è noto agli esperti. Mentre il software PlugX opera da guastatore con intrusioni nel settore della pubblica amministrazione e della difesa. Non è proprio robetta da poco. Secondo chi studia il fenomeno solo negli ultimi anni i tecnici cinesi hanno ampliato conoscenze e capacità per lanciare simili segnali di potere informatico. Finora era la Russia ad aver investito competenze e risorse applicandole ai cyber contrasti con Ucraina e Stati Uniti. Ma la lotta è ampia e reciproca e l’aggredito può diventare aggressore. Sempre Recorded Future afferma che nel 2020 anche da parte indiana si sono verificati tentativi d’infiltrazione informatica in siti governativi e militari cinesi. E la partita prosegue. 

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