IL CAIRO - “Crediamo
in Al-Sisi e nel suo esercito” dice con un sorriso compassato il quasi
settantenne Saleh, che arrotonda una scarsa pensione di ex operaio di
un’azienda d’idrocarburi del Governatorato del Cairo con le corse della sua
Toyota Corolla da e per l’aeroporto di Heliopolis. Auto privata, lavoro in nero
come le migliaia di tassisti abusivi di ieri e di oggi, pratica incancellabile
che travalica i poteri di Mubarak, degli islamisti e dei militari stessi. Arte
dell’arrangiarsi e dannazione. Del resto un litro di benzina, pur a 90 ottani,
costa sempre una cifra abbordabile (due lire locali, circa venti centesimi di
euro) e i taxi driver senza licenza abbondano. Le proteste di chi il permesso
ce l’ha non impediscono il business. “Lo
faccio anch’io - confessa - non mi
sento di rubare niente a nessuno, siamo tutti nella stessa situazione. Speriamo
di cambiare e soprattutto speriamo che tornino turisti e business”. In che
modo ovviamente non lo sa, come sembra non saperlo neppure il ministro del settore,
Hisham Zaazou, che per il 2014 lanciava l’ottimistica previsione d’un
incremento fino a 13 milioni di visitatori. Nel 2012 erano stati 10 milioni e
mezzo e il crollo risultava palese. I dati dell’anno appena concluso rivelano
una discesa a 8.7 milioni di presenze per una crisi nerissima che non aveva
toccato punte tanto basse dall’esplosione dei moti della Primavera.
Ora le deflagrazioni sono d’altro genere, rivolte ai turisti, come nel caso delle bombe sul
bus di Taba, che ripropongono incubi vissuti da quei luoghi dieci anni or sono
e dall’economia dello svago posta sotto l’attacco jihadista a metà anni
Novanta. Se la storia dovesse ripetersi tutta la filiera del vacanzificio,
seconda entrata nazionale, subirà ulteriori ribassi. Per la bile di Saleh e
delle decine di migliaia di taxi driver abusivi e non solo di costoro. E’
sufficiente sostare davanti al luogo simbolo d’una visita al Cairo: il Museo
Egizio, prospiciente piazza Tahrir, per constatare il vuoto del cortile. Fuori
dalla cancellata stazionano autoblindo dell’esercito a ribadire un controllo del territorio rivolto più agli attivisti del
Rabaa che ai qaedisti. Per tanti cairoti entrambi sono sinonimo di terrorismo, questo
scandiscono le odierne scritte sui muri e ripete molta gente per strada. Uno che
la pensa così l’incontriamo in questo cortile: Sabry che di mestiere fa la
guida. Dopo alcune ore di frequentazione dirà: “La politica dei Fratelli ci ha danneggiato. Erano incompetenti, non
sapevano cos’è l’amministrazione d’uno Stato, non ci s’improvvisa politici ed
economisti”. Sabry interpreta il ruolo di guida turista con estrema passione,
è il lavoro che s’assottiglia, non il suo amore per l’egittologìa. Assieme ai
colleghi attende che qualche visitatore giunga davanti ai tornelli d’ingresso.
Diversamente da quest’ultimi, che si lanciano sugli sparuti turisti in
circolazione (una coppia francese, tre australiani, una famiglia coreana, più
decine di scolari delle primarie che però vanno con le insegnanti), lui si
distingue. E’ sinuoso, avvolgente, dialogante, cerca di coinvolgere,
convincere, blandire. Alla fine la spunta, con gli australiani. Consente di
seguirlo per commentare, accanto all’illustrazione delle dinastie egizie, le
dolenti note della quotidianità. E rivela il perché, cambiando marcia con un “Amico mi fa piacere riparlare la tua lingua.
Sono stato un anno intero in silenzio, di italiani nemmeno l’ombra. Turisti poi
neanche a pagarli con tutto l’oro di Tutankhamon”. Rispolvera un italiano non
impeccabile ma efficace, imparato negli anni rosei del mestiere coi nostri tour
operator. Quarantaquattro anni, moglie e due figli da mantenere, casa di
proprietà a Giza, non lontano dalle Piramidi più famose (Cheope, Kefrun) e
dallo sguardo millenario della Sfinge. “Quando
ho cominciato a poco più di vent’anni, dopo la laurea, andava bene, benissimo.
I turisti erano un’infinità, le aziende pagavano, è lì che ho avviato il
mestiere. Dopo il periodo nero di Luxor (gli attentati del 1997, che
volevano colpire Mubarak facendo crollare le entrate turistiche, ndr) il settore si era brillantemente ripreso e
aveva resistito anche a nuovi episodi destabilizzanti”.
(segue)
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