sabato 7 maggio 2022

Secondo Emirato, tempo di burqa

Torna il burqa, non volontario ma obbligatorio dice il portavoce della guida talebana Haibatullah Akhundzada e la sterzata al fondamentalismo formale e sostanziale diventa completa. Da mesi la condizione femminile subiva restrizioni: l’accompagnamento maschile obbligatorio per via, la limitazione chilometrica agli spostamenti entro un raggio di 45 miglia erano stati segnali in aperto contrasto con le rassicurazioni estive dei vertici dell’Emirato propensi a un nuovo corso rispetto al loro precedente governo. Bugie. La verifica c’è stata alla riapertura delle scuole dopo la pausa invernale. Il ministero dell’Istruzione accampava pretesti: non sono giunte le divise, le studentesse non possono entrare in classe senza uniforme. Ora forse non rientreranno neppure con la stuola blu che le copre dalla testa ai piedi, perché il machismo talebano vuole impedirne libertà di vestiario, di movimento, di apprendimento. La donna torna in casa, prigioniera della famiglia patriarcale orientata secondo pastunwali e Shari’a. Il decreto diffuso stamane d’indossare il burqa per donne e giovani le rimette in condizione subordinata come accadeva a metà anni Novanta. E perché la nuova regola abbia immediata attuazione i maschi di casa diventano i primi controllori della misura misogena. Dovranno rispondere in prima persona con fermo e arresto se mogli, figlie, madri, parenti saranno sorprese da controlli del ministero della Virtù e Prevenzione del Vizio prive del niqāb locale, che copre anche il volto. E’ l'orientamento più reazionario del gruppo dei taliban afghani a spingere per la reintroduzione di tale misura, rispetto ai turbanti mostratosi finora più tolleranti. Naturalmente può esserci un gioco delle parti, dunque anche i Mujahid e Baradar qualora le promesse passate fossero state vere, a compattarsi sull’ordine oscurantista del mullah diventato Guida Suprema. Che torna pesantemente a limitare gli sguardi e gli orizzonte femminili da Kabul alle periferie.


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