mercoledì 25 maggio 2022

Morte a Teheran, un intrigo da spy story?

E’ l’israeliano Amos Yadlin, generale dell’aeronautica in pensione e poi esperto del Washington Institute per la politica mediorientale, a togliersi qualche sassolino dalla scarpa e parlare dell’assassinio dell’iraniano Hassan Sayyad Khodaï. Lo fa di sua sponte, lo fa guidato da una regìa politica, comunque umilia la stessa vittima che “non è più fra noi”, così ha detto alla stampa, riferendosi al colonnello delle Guardie della Rivoluzione, freddato domenica sotto la sua abitazione nel centro di Teheran. Secondo Yadlin  Khodaï avrebbe dovuto vendicare l’onta dell’eliminazione del super capo di Al Qods Force, Soleimani, e pure di Imad Moughnieh, punto di riferimento delle operazioni di Hezbollah. Entrambi obiettivi del Mossad, il primo ucciso in combutta con la Cia e il benestare del presidente Donald Trump nel gennaio 2020, il secondo fatto fuori dall’Intelligence di Tel Aviv nel 2008 a Damasco. Rivelazioni o vanterie che siano i riferimenti partono dalla bocca d’un elemento posto ai vertici dei Servizi dell’Aeronautica che fornivano supporto alle missioni sporche del suo Paese. Probabilmente non è solo il ‘vecchietto Yadlin’ che smania nel voler rivelare, e con questo rivendicare. E’ l’approccio che l’intero Stato sionista sta tenendo sulla vicenda, con un ex degli apparati spionistici e tramite la stessa stampa interna che fa da grancassa. L’ultima azione di fuoco in terra iraniana colpisce al cuore l’organizzazione dei Pasdaran, nel cuore della capitale, non era mai accaduto finora. La strage degli ingegneri nucleari nel 2010, e pure l’articolato assassinio con l’uso d’un drone dello scienziato Fakhrizadeh, a fine 2020, tutti compiuti sul territorio iraniano non attaccavano membri delle Guardie della Rivoluzione. L’attuale guanto di sfida, sa di sfregio: il Mossad sa dove e come colpire, riesce a farlo dentro l’altrui casa, insinuando il germe dell’insicurezza assoluta.

 

Insomma i corpi speciali della Rivoluzione Islamica vengono umiliati nei propri santuari, neanche fossero una micro cellula jihadista della Striscia di Gaza. E non finisce qui. Per rendere più scottante il quadro anche agli occhi dei compassati politici di Teheran, sempre Yadlin “rivela” che l’azione contro Khodaï va a punire un’operazione tentata dai Pasdaran a inizio anno, quando costoro avevano cercato di eliminare un impiegato consolare israeliano in Turchia. Un presunto killer, tal Mansour Rasouli, veniva prelevato e interrogato dal Mossad in terra iraniana, affermano alcuni rapporti ripresi da media israeliani in cui si sostiene che l’iraniano, appartenente ad Al Qods Force, avrebbe dovuto colpire un generale statunitense in Germania e un giornalista francese. Si tratta di propaganda volta a mortificare il regime degli ayatollah e i suoi apparati? Non è chiaro. Si sa, invece, che l’iraniano in un video pubblicato su Istagram ha affermato d’esser stato costretto a rilasciare dichiarazioni menzognere per via delle minacce di morte rivolte ai suoi parenti. Le trame delle Intelligence non sono nuove e non sono prive d’intrecci anche romanzati, certo è che gli apparati israeliani si sono creati ampi varchi d’azione in territorio iraniano. Difficile dire se con l’appoggio di quell’opposizione al clero che gli antagonisti alle forze di governo vantano all’estero. Il Mossad è notoriamente sospettoso di chiunque, agisce con uomini fidati e controllati per non essere indotti in tentazione di doppiogiochismo. Ma è decisamente pragmatico. Dunque sa usare ogni appiglio per raggiungere lo scopo. E’ probabile che tragga vantaggio da basisti locali acquistati a suon di dollari. Da decenni in innumerevoli azioni sporche mediorientali è andata così. Le Guardie della Rivoluzione dovranno attrezzarsi per la concione, stanno subendo colpi letali all’efficienza degli apparati e all’immagine.

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