Hanno usato un Humvee, veicolo militare
multifunzione ad alta mobilità, l’hanno imbottito di esplosivo e diretto
sull’edificio adibito a quartier generale di polizia Pul-e Khumri, nella
provincia settentrionale di Baghlan. Sono morti in tredici, oltre cinquanta i feriti.
A poco è servito anche l’inizio del mese del Ramadan, i talebani insoddisfatti
dall’andamento dei colloqui di pace, ripropongono la guerra. Attentati simili
s’erano già verificati: durante scontri prolungati i turbanti, dopo aver eliminato
o messo in fuga i militari afghani, s’appropriano di armi e autoveicoli che poi
usano più o meno camuffati per assalti omicidi e suicidi. Stamane il conducente
dell’Humvee lanciato sulla sede
poliziesca s’è fatto esplodere nel mezzo. Purtroppo, come quasi sempre accade,
si registrano anche vittime civili, bambini compresi, così ha dichiarato un
responsabile sanitario mentre coordinava i soccorsi. Proprio il personale
medico ha raccontato che nella zona la battaglia fra i contendenti è continuata
a lungo. Del resto i taliban hanno ripreso l’offensiva, come sostengono da
sempre per intimorire e demoralizzare gli afghani che vestono la divisa, ma da
alcune settimane anche per rispondere in maniera sprezzante alla mancanza di
accordi e ultimamente alle sottolineature del gran cerimoniere degli incontri
qatarini: Zalmay Khalilzad.
Quest’ultimo, per rompere l’impasse in cui la trattativa è caduta,
ha diretto sugli interlocutori la voce della gente “stanca di guerra, i fratelli e le sorelle afghane vogliono che il
conflitto finisca” ha detto il diplomatico. Aggiungendo: “E’ tempo di deporre le armi, fermare la
violenza, abbracciare la pace”. L’ultima affermazione ha indispettito il
fronte talib che ha rinfacciato al mediatore afghano-statunitense l’uso della
forza reiterato per anni dagli occupanti, costato sacrifici umani e finanziari
per tutti. Vista la tensione è svanita la decisione presa dall’assemblea indetta
da Ghani che prometteva di liberare 175 miliziani prigionieri in cambio del
cessate il fuoco prima del Ramadan. Il mese santo s’è aperto con l’ennesimo
attacco e tutto fa pensare che la posizione di rigettare qualsiasi proposta del
‘fantoccio americano’, come i taliban definiscono il presidente Ghani, faccia venir
meno anche l’idea d’indire un’enorme Loya Jirga con la presenza di oltre
tremila fra esponenti religiosi e politici da tenersi a Kabul. I talebani, che
pure restano al tavolo di Doha, fanno intendere che non accrediteranno nessun lacché
filoamericano cosicché le soluzioni riappaiono incerte. Eppure il portavoce
ufficiale dell’Alto Consiglio di Pace continua a diffondere ottimismo e
riproporre meeting, quasi a voler ribadire che per tutti non esistono altre vie
d’uscita.
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