L’avesse fatto un qualsiasi uomo dei primati,
più o meno leciti, sarebbe entrato nei Guinness. Ad Abdul Rahman
Haroun, sudanese neanche tanto giovane, quarant’anni, l’impresa è costata un
arresto e una denuncia da parte della polizia britannica che gli ha contestato
”danneggiamenti” alla circolazione. Circolazione dei treni che gli
sferragliavano a 100, 130, 160 chilometri orari. Certo Abdul ha rischiato di
morire perché lì sotto procedeva - camminando o correndo - al buio o quasi,
rasente al muro, sballottato dai risucchi d’aria. Ma lui l’ha fatto, per
cinquanta chilometri, azzardando sicuramente più dei compagni di ventura che si
celano sotto i camion per cercare di transitare nel vagheggiato Regno Unito. Ormai
non ci riesce quasi più nessuno. La sorveglianza poliziesca è asfissiante, i
cani annusano braghe e carni, quelli che dribblano la caccia rischiano di
finire stritolati da ruote, intossicati da gas. Sono morti che non fanno più
audience, è quotidianità incistata nel dramma di milioni di migranti e profughi
in movimento. Ridiventa notizia se scoppiano rivolte, come nei giorni scorsi a
Calais, dove centinaia di giovani, i cui corpi hanno superato traversìe che
spezzerebbero resistenza, forza e forza resistente di campioni olimpici,
contestavano quei blocchi che non gli permettono d’inseguire un bisogno che
solo in parte è un sogno.
Allora come Haroun ne pensano una più di Icaro o
di Morris e dei fratelli Anglin (quelli di Alcatraz). Rischiando la vita, al
cubo è ovvio. Ma in una condizione che, se per noi è disperata, per l’uomo
sudanese è l’unica via d’uscita. Posta cinquanta chilometri oltre le viscere
della terra dove s’è infilato. Chiaramente fuggiasco, come lo sono tutti quelli
che scappano dalla morte per fame, guerra, oppressione. Abdul ha aperto una
via, arditissima, ma ai suoi occhi irrinunciabile perché praticabile. Le
autorità pensano di chiudere il tunnel perché già sanno che altri potranno
provarci. Il problema è che quando queste persone espongono il proprio passato,
si è poco disposti a capire da quali fantasmi s’allontano. Quelli d’una casa
che non c’è più e quelli incrociati per via, compresi i pericolosissimi
trasbordi su scafi della morte e i passaggi nelle tappe intermedie come
l’Italia dove pochissimi vogliono restare. Il nord Europa di economie più
solide, di leggi e protezioni - finora - maggiormente inclusive spingono perché
i Guinness diventino sempre più incredibili. Eppure reali. Nessuno premierà
Haroun, sebbene lui sappia d’aver compiuto un cimento prima che di coraggio, di
determinazione e coerenza. La stranezza che il pensiero dominante giudica
follìa è la conseguenza di sistemi geoeconomici e geopolitici implosi sui
propri cinismo e arroganza.
Nessun commento:
Posta un commento