Cinque
anni per produrlo, sei milioni di documenti, spesso fuorvianti rispetto alle stesse
direttive tutt’altro che tenere volute da Bush junior. Un report che parla di sistemi
e metodi speciali utilizzati dalla Central Intelligence Agency, e dalle strutture
di contractors di cui si serve, riguardo a super luoghi di detenzione. Non
tanto Guantanamo o Abu Ghraib, di cui si sa quasi tutto, e neppure delle
afghane Bagram e Salt Pit che le tallonano. Bensì dei siti oscuri dove
sequestri e torture seguivano le extraordinary
rendition con cui si catturavano (e si catturano) ricercati e gente comune.
Dal Khalid Shaikh Mohammed, accusato d’aver pianificato gli attacchi dell’11
settembre, a cittadini al di sopra di sospetti concreti, presi in vari angoli
del mondo. Il dossier viene divulgato nelle prossime ore per ordine del Senato
statunitense nonostante gli ostacoli messi in atto dalla stessa Cia e da
qualche esponente del partito repubblicano, secondo il quale l’iniziativa mira
a gettare fango sull’Intelligence nazionale e sulla stessa Casa Bianca. Ora si
dice ufficialmente ciò che da tempo si sapeva,
svelato da tante WikiLeakes: i detenuti erano privati del sonno e sottoposti
a esecuzioni capitali simulate, subivano il quasi annegamento e i soffocamenti
di respiro, fino alle subdole violenze dell’idratazione rettale. Forme utili
per ottenere un loro “totale controllo”. Tutto giustificato dall’allora
vicepresidente Cheney per vincere la guerra al terrore e catturare Bin Laden.
Però le
stesse carte dell’Agency ammettono che la trafila utilizzata nelle operazioni
straordinarie, nel tempo nulla ha prodotto per azzerare eventuali complotti
jihadisti, né sono servite nell’oscuro blitz di Abbottabad. Delle oltre 6000
pagine del lunghissimo e dettagliato rapporto curato da membri democratici
della commissione del Senato americano, i colleghi repubblicani ne confutano
poco più di cinquecento, ma la sostanza non cambia. Alcuni grandi testate che, come
il New York Times, hanno ricevuto il
rapporto hanno comunemente deciso di pubblicarlo solo dopo la divulgazione
della commissione. Ora si ha la certezza che torture come la diffusissima del
waterboarding erano autorizzate dai legali del Dipartimento Giustizia, che
talune pratiche erano così dure da mettere in difficoltà i seviziatori,
comunque stimolati nel ruolo dagli ufficiali dell’Agenzia. I particolari del
trattamento riservato nell’agosto 2002 al prigioniero saudita Abu Zubaydah
(accusato d’essere da pianificatore dell’attentato alle Torri Gemelle, a quarto
o terzo uomo di Al Qaeda, reclutatore di qaedista, addestratore di attentatori
e decine di altri crimini tutti diversi e comunque riconducibili al terrorismo
internazionale e trattato in un “Garage Olimpo” thailandese) facevano rivoltare
lo stomaco anche a taluni esecutori che richiedevano d’essere rimossi
dall’incarico. Qualcuno se n’è andato, molti sono rimasti. Per spirito di
corpo, per i dollari guadagnati. Dollari finiti anche in Lituania, Romania,
Polonia anche lì la Cia ha stabilito i black sites delle sue rendition.
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