sabato 27 settembre 2025

Carnefice

 


Finiremo questo lavoro il più velocemente possibile” ha dichiarato il carnefice Netanyahu davanti all’assise vuota e svuotata di senso delle Nazioni Unite. L’unico senso l’avrebbe avuto un arresto immediato, seduta stante del premier israeliano, ricercato dalla Corte Penale dell’Aja per crimini contro l’umanità. E per genocidio, gridano migliaia di piazze nel mondo, al cospetto di esecutivi che condannano ma non agiscono, timorosi verso il protettore principe del malfattore: il governo degli Stati Uniti d’America. Non nuovo a coperture di malavitosi e malavitoso esso stesso per invasioni e guerre seminate e praticate per un secolo intero, dedicato all’altrui sottomissione per mano militare o per intrighi politici. Un ottimo esempio offerto alla banda Netanyahu intenta a strappare vite e terra ai palestinesi, un’entità etnica da cancellare. Questo il piano. Cui s’aggiunge il gentlemen agreement fra premier Erode e presidente Paperone per monetizzare. E dunque: sgombro, deportazione,  ricostruzione di Gaza trasformata in resort, posto che distruzione, sterminio, oblìo sono in corso e tutto sommato accettati dai concittadini israelo-statunitensi che col voto e la noncuranza tengono in vita i due leader. Nel suo astioso proclama all’Onu, una verità Netanyahu l’ha detta: “Abu Mazen e Autorità Nazionale Palestinese sono corrotti fino al midollo”. Lo sa per certo, anch’egli ha contribuito, come altri premier d’Israele a pagare la svendita dei diritti di quel popolo. Una liquidazione che parte da lontano. Passa per gli Accordi di Oslo, premessa di tutte le truffe cui lo stesso Arafat s’era prestato. Per ingenuità? per vanagloria? per aver creduto alla politica dei piccoli passi? Le motivazioni le ha portate nella tomba. Ma già un quindicennio prima il suo popolo, in Cisgiordania e Gaza, aveva voltato le spalle a lui, al suo partito e all’imbroglio d’un simil Stato che, chi vuole sotterrare i palestinesi e la loro causa, continua a rilanciare con la vuota formula dei “due Stati per due popoli”. Malvisto non solo dal sionismo-ortodosso ora rampante. Malvisto dal sionismo intero e dalla comunità ebraica mediorientale e mondiale. Una formula vuota, servita solo a ingannare, visto che il territorio della West Bank è da decenni infiltrato da coloni che diventano padroni di tutto, armi in pugno e Israeli Defence Forces alle spalle. Nel suo manicheismo, tipico d’ogni colonialista, d’ogni nazionalista, Netanyahu cita la missione ebraica contro il Male, cioè Hamas, Hezbollah, Pasdaran e l’Iran intero, più gli Houti. E con la propaganda rovescia i termini d’una realtà ormai chiara a tutti. Lo Stato d’Israele, il distruttore del Medioriente sin dalla sua nascita nel 1948, vuole divorare chi ha intorno. E’ uno Stato antropofago, mangia il cuore di chi lo circonda, dopo essersi posto come entità virale su esistenze millenarie. Fermarlo? Sembra impossibile, vista la crisi identitaria d’un istituto creato per bloccare le guerre mondiali, ma mai le locali. Visto il dissesto del multilateralismo e della cooperazione cui gli Usa tagliano fondi, con Cina e Russia disinteressate e concentrate su altre assisi (Brics, Organizzazione della cooperazione Shanghai). Del resto anche l’Occidente si trova a suo agio nel G20 o nella Nato, in un mondo che chiude le porte alle trattative e impone la legge del più ricco e forte, tecnologicamente e militarmente. Mentre il carnefice Netanyahu e suoi simili sorridono.

Nessun commento:

Posta un commento