E’
apparsa su un muro londinese, Knightsbridge, nel centro residenziale cittadino,
dove le immagini danno fastidio quanto le presenze dal vivo. Trattandosi d’una
miserabile, hanno cercato di cancellarla e poi celarla, per preservarla, dicono
così, ripetendo anche per un fumetto quel che accade nella realtà. Si tratta
del volto smunto di Cosette, l’eroina del celebre romanzo con cui Victor Hugo
immortalò le vite di donne e uomini piegati dagli stenti, nella Francia della
Restaurazione e poi delle riaccese speranze del Quarantotto. Il murale è
un’opera dell’artista Banksy, genio di strada che con spray colorati riproduce
le contraddizioni del mondo. Lo fa lì dove la società scava gli abissi delle
divisioni di classe, centocinquant’anni e più dopo le vite di Cosette e Jean
Valejan. La denuncia di Bansky è bipolare, impressa su una parete
dell’ambasciata di Francia in terra britannica, poiché i governi Valls e
Cameron si rendono responsabili di quei ghetti di moderni miserabili immersi
nella paludosa fanghiglia ai margini di Calais. Visto che la piaga irrisolta
dei migranti è incrementata dalle tante guerre che le stesse “repubbliche
imperiali” incentivano.
Quel
graffito ammonisce: perché ai disperati, già disumanizzati da condizioni
esistenziali insostenibili, s’aggiungono trattamenti repressivi che
ulteriormente li castigano? Certo, accanto alle speranze di collocazione nelle
terre di qua o di là della Manica, spesso deluse da respingimenti, solo l’opera
assistenziale di volontari introduce conforto e generi di necessità essenziale.
Poi tutto sembra restare eguale: freddo e palta, igiene precaria e assenza di
prospettive. Se qualche sindaco incarna gli ideali di Valjean-Madeleine deve
fare i conti con norme che diventano più restrittive, non tanto per uno
Schengen che rischia di sparire, ma per il possibile esaurimento di recettività
di collettività che per paura chiudono le porte. Le palpebre di Cosette si
socchiudono nell’assenza d’un orizzonte ridiventato oscuro. Nuovi narratori non
solo di penna, ora che la realtà si riproduce con cento e più strumenti,
mostrano tutto questo ma la coscienza civile stenta. La Storia sembra aver
fermato un moto di progresso costruito sulla dignità che, come i valori della
Rivoluzione di Francia, esordiscono e smarriscono la via. Esistono ma restano
inapplicati. E nel moderno romanzo il lieto fine manca.
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