Si baciano. Semplicemente. Teneramente, come fanno
gli innamorati. Sono dodici persone: uomini, donne, gay, arabi e israeliani,
non tutti hanno una relazione fra loro, alcuni sì, altri sono amici e qualcuno
non si è mai incontrato prima. Hanno seguìto l’indicazione del media TimeOut di Tel Aviv e accettato di porsi
davanti a una telecamera, non per l’esibizionismo oggi molto diffuso. Vogliono
esprimere, attraverso un gesto d’amore qual è il bacio appassionato, una
protesta. Una protesta civile e del cuore contro la barbarie dei sentimenti. Quella
messa in atto dall’attuale ministro dell’Istruzione israeliano Naftali Bennett,
e leader del partito nazionalista religioso Foyer
Juif, che ha messo all’indice il romanzo Haie di Dorit Rabinyan, impedendo che il testo circolasse nelle
scuole israeliane.
Un testo dirompente per le logiche esclusiviste
e da apartheid che il governo Netanyahu, cui appartiene il ministro, pratica
da tempo. In quel libro si racconta una storia semplice, che parla dell’amore di
Hilmi, artista palestinese e Liat, traduttrice israeliana. Una condizione ipotizzabile tempo addietro, quando i due popoli, pur
nella storica contrapposizione socio-politica e religiosa, avevano possibilità
di guardarsi, sfiorarsi, e incredibilmente innamorarsi. Cosa diventata sempre
più difficile con le occupazioni, le guerre, i muri che chiudono gli animi
oltre agli spazi. Questo bacio che prova a uccidere il divieto, può uscire dal
buonismo da spot se riuscirà a rompere la chiusura delle menti indotta da certa
politica come unico sistema di vita adottabile.
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