Il trio più quotato:
Rassoul, Ghani, Abdullah, ha già compiuto schermaglie. Il dottor Abdullah, che
cinque anni fa accusò di brogli il diretto concorrente Karzai, stavolta è
rimasto tranquillo. Almeno finora, mentre gli altri due sfidanti, pur
annunciando preventivamente di accettare i risultati finali, hanno fatto
muovere l’un contro l’altro i propri staff. E non più per la propaganda
preliminare dei comizi pre voto, ma nel corso del trasferimento delle urne
piene di schede. E’ di stamane la notizia che a Khost, luogo del recente
assassinio della fotoreporter Anja Niedringhaus, un manipolo di uomini
ha cercato di bloccare i box sigillati in attesa di trasporto, li ha manomessi
inserendo ulteriori schede votate. I supporter di Ghani e Rassoul si sono
reciprocamente accusati della vicenda. Rassoul, Ghani e Abdullah durante la
campagna elettorale hanno molto puntato sull’immagine giovanile da proiettare nella
nuova fase politica. Hanno promesso d’introdurre giovani leve nei futuri passi
che ciascuno di loro pensa di compiere se verrà eletto presidente. Discorso non
nuovo nel panorama afghano, il medesimo fu recitato e puntualmente disatteso proprio
da Hamid Karzai. Un sondaggio che aveva preceduto l’avvio elettorale ribadiva
che contrasto ai talebani, acerrima battaglia alla crescita esponenziale di
produzione, esportazione (e anche del consumo locale) del papavero da oppio
fossero le prime questioni da risolvere.
Seguìti dal contrasto
alla corruzione politica e alla disoccupazione sociale, per provvedere quindi al
rilancio di un’economia autoctona. Posizioni di buon senso sostenute soprattutto
da forze e personaggi democratici che non hanno potuto né voluto candidare
nessuno al vertice dello Stato. Punti
utilizzati da tutti i candidati alla presidenza come splendida maschera dietro
cui coltivare i propri interessi e gli affari di gruppo e di clan come accade
da decenni. Guerra o pace non fa differenza. Diversi gli intendimenti sul Bilateral
Security Agreement, cui invece puntano prevalentemente i tecnocrati, pronti a
prestare ascolto a ogni esigenza statunitense nella regione. Quella
geostrategica su tutte.
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