martedì 26 dicembre 2023

L’abominio di Israele

 


Quando si esauriranno anche i teli bianchi l’unica celebrazione tollerata a Gaza - i funerali delle vittime - mostrerà a chi piange quei morti, l’ulteriore orrore che neppure un sudario potrà celare. Ma forse chi fa scempio del nemico continuando a triturarlo sotto le bombe troverà il modo di acconsentire il passaggio di quel cotone. Cibo e medicine no. Oppure sì, un poco, a singhiozzo, così da poter rivelare la bestialità di chi assalta i camion, ruba gli alimenti, rende impossibile ai più miserabili e debilitati di nutrirsi in un abbrutimento totale. Morte e fame. E morte per fame, per infezione, per dolore come i cuori che esplodono quando occorre tranciare senza anestesia un arto maciullato. Mentre l’assediante osserva col cupo cinismo della sua ragione di Stato assassino. Cresce il numero dei giorni d’assedio che spinge in alto la pira di cadaveri e ingombra l’orizzonte di case polverizzate. Aumentano feriti, sfollati, senzaniente e senzasperanze, compresi i prigionieri da liberare che restano ostaggi. Trascinati tutti nell’agonia d’un Paese che trova nel suo fallimento la ragione per continuare a coniugare i verbi pilastro della propria missione: occupare, sopraffare, cancellare. Quella stessa memoria di cui un popolo perseguitato si ritiene custode, è stracciata da un presente incapace di guardare in faccia la mostruosa via intrapresa. Sempre più sanguinaria, abominevole, mostruosa.

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