Quando parlano le urne la lunga marcia di Rahul Gandhi e il rapporto cercato un anno fa con l’India profonda percorsa a piedi da nord a sud in preparazione delle presidenziali, sembrano svanire. Nelle recenti elezioni tenute in tre Stati del Paese (Rajasthan, Chhattisgarh, Madhya Pradesh) il governativo Bharatiya Janata Party fa il pieno, strappando le prime due amministrazioni al Partito del Congresso e ribadendo per la quinta volta consecutiva la supremazia sul Madhya Pradesh. Certo, ancor’oggi il meridione indiano non è tutto schierato col nazionalismo hindu, i laici del Congresso hanno vinto nella regione del Telangana, governano quella del Karnataka dove sorge la cosiddetta Silicon Valley di Bangalore. Eppure il cammino verso il terzo mandato per Narendra Modi appare inarrestabile. Dalla fase della pandemia di Covid, che accanto agli incontrollati decessi fra gli strati meno protetti e più promiscui della popolazione aveva fatto oscillare la popolarità del governo, il Bjp ha puntato su un recupero di consensi attraverso il sostegno a dalit, diseredati e soggetti più poveri. Il piano di distribuzione di milioni di pasti giornalieri, di bombole di gas a prezzi accessibili accrescono sensibilmente il consenso. Una storia vecchia nella ricerca del voto di scambio che ogni regime, palese e occulto, mette in atto sicuro dell’efficacia. Il populismo crescente del Bjp rende sempre più interclassista la linea del partito. Gli anni del lancio ne sottolineavano l’orientamento affaristico e urbano, ora lo sguardo si abbassa ai sempre numerosissimi bisognosi, al mondo rurale, a quegli agricoltori che tre anni fa avevano marciato su Delhi contro una riforma dell’esecutivo che li sfavoriva a vantaggio delle multinazionali del settore. Si guarda alle donne cui sono destinati finanziamenti per iniziative d’impresa, anche di piccolo cabotaggio. Propaganda? Non c’è dubbio. Ma è ciò che conta nella politica mondiale: creare illusioni e promesse, mantenerle solo in qualche caso e perversamente deludere e ingannare l’elettore.
Ciò nonostante la macchina elettorale procede, chi s’assenta non conta nulla mentre il potere continua a lanciare mancette e prebende alla massa dei fedeli. L’altra fedeltà richiesta dal Bharatiya Janata Party passa per la religione hindu. Modi e gli arancioni vogliono esaltare questo credo non solo nel gruppo politico d’appartenenza, ma nel Paese. Fare dell’India la nazione degli hindu è il programma che sta rendendo il clima insopportabile per non piccole minoranze religiose: 170 milioni di islamici, 70 milioni di cristiani e milioni di altre confessioni. Tale processo produce effetti incresciosamente violenti per assalti a luoghi di culto e direttamente alle abitazioni e alle attività commerciali degli ‘infedeli’, stabilendo un rapporto sempre più stretto fra oltranzisti del Bjp e i gruppi paramilitari sostenitori dell’hindutva. Che è appunto il fondamentalismo che esalta etnìa, fede, cultura dei veri indiani: gli hindu. Lo scempio razzista di questa visione, rimasto per decenni ai margini del pensiero anticoloniale e democratico su cui nasceva l’india di Gandhi e Nehru, ha trovato accoglienza ed enfasi nel Bjp e costituisce uno dei pilastri dell’intolleranza governativa in un Paese polarizzato. Come accade in varie situazioni internazionali, è anche il frazionamento dell’opposizione a facilitare il compito a Modi. Partito del Congresso, socialisti, comunisti, formazioni regionali magari riescono a prevalere in talune amministrazioni locali, ma restando divisi non reggono il confronto alle consultazioni nazionali e alle presidenziali. Poi c’è il crescente personalismo della politica-spettacolo, al quale mirano un po’ tutti procurandosi il soggetto carismatico, originale o costruito che sia. Chi lo trova o lo crea fa Bingo. Il ‘figlio del popolo’ Modi ha ottenuto da quest’immagine conforto e successo. Ultimamente riceve sostegno dalla tecnologia, stravince sui social, ottiene finanziamenti dai maggiori magnati di casa, compresi quelli chiacchierati per frode come Adani Group, colosso della gestione dell’energia d’ogni tipo anche rinnovabili, estrazione mineraria (soprattutto carbone), attività portuali e aeree, alimentari. E, nonostante l’adesione ai Brics, in virtù del suo occidentalismo Modi riceve anche l’assist dalla Casa Bianca perché il nemico comune è la Cina.
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