L’alluvione che sta affliggendo da giorni il Pakistan assume i contorni del disastro. Sono oltre un migliaio di vittime finora accertate e un milione gli sfollati, ma per 33 milioni di persone la situazione abitativa è totalmente precaria poiché oltre mezzo milione di case di cittadine e villaggi delle province del sud-ovest del Baluchistan, dell’est del Punjab, nel meridione del Sindh sono state spazzate via dalla furia delle acque. Fiumi e torrenti sono ingrossati da piogge monsoniche che proseguono battenti nelle aree montuose, ovviamente l’incidenza del cambiamento climatico sta facendo la sua parte in tali stravolgimenti. L’assistenza ha tardato a partire con un palleggiamento di responsabilità fra le autorità che dovevano provvedere e tuttora taluni soccorsi latitano. Il primo ministro Shehbaz Sharif si è recato in visita in alcune zone, più come atto dovuto e operazione-immagine davanti a una palese emergenza per la quale il governo ha stanziato 1.2 miliardi di dollari. Nell’immediato saranno stornati dai finanziamenti, circa 3 miliardi, che il Fondo Monetario Internazionale aveva ultimamente concesso per le difficoltà economiche e l’asfissiante inflazione che tira in basso la rupia. Ma il ministro per la Pianificazione Iqbal stima in 10 miliardi di dollari le perdite per il Paese. Il quadro politico è ingessato, concentrato com’è sin dalla scorsa primavera dalla crisi del precedente esecutivo tenuto da Imran Khan. Questi ha avviato crescenti proteste di piazza contro i maggiori partiti che avrebbero favorito un ‘complotto’ con cui è stato allontanato dall’incarico. Nelle aree disastrate servono interventi eccezionali, le immagini diffuse dalle emittenti locali e da Al Jazeera mostrano persone allo sbando cui l’aviazione con elicotteri fornisce viveri, solo nelle situazioni più isolate e disperate i mezzi atterrano caricando feriti. Preoccupano presente e futuro prossimo: ben 80 milioni di ettari di terreno coltivato sono stati sommersi con conseguente distruzione dei raccolti e questo a breve creerà ulteriori criticità. Rompendo il rigido protocollo, peraltro reciproco, con la vicina e rivale India il ministro delle Finanze pakistane Ismail ha affermato che si possono ristabilire scambi mercantili con Delhi, riguardo a derrate alimentari. Il premier Modi, per ora, ha solo dichiarato di sentirsi rattristato dalle catastrofiche notizie. Più concretamente Turchia e Iran stanno fornendo cibo, la Cina ha spedito 25.000 tende e 300.000 dollari di primi soccorsi. Dall’Occidente s’è mosso solo il Canada con 5 milioni di dollari per l’assistenza umanitaria. Come hanno ribadito Croce Rossa Internazionale e Mezzaluna Rossa, immediatamente mobilitate, insieme al cibo servono tende per ripararsi dai ripetuti temporali, vestiario e coperte che nelle parti montuose possono essere distribuite solo via aria, viste le interruzioni subìte da strade asfaltate e sterrate. Gli smottamenti e le frane sono all’ordine del giorno. Esperti di meteorologia hanno affermato che da oltre mezzo secolo non si registravano monsoni tanto invasivi e distruttivi. Però il fenomeno delle piogge periodiche è sempre esistito e nessun governo ha predisposto piani di protezione per i civili. Il cospicuo numero dei soldati e la lobby dei generali, così presente nella vita politica nazionale, s’interessano esclusivamente alla ‘sicurezza’ nazionale.
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