mercoledì 22 dicembre 2021

L’Afghanistan affamato manifesta

Fateci mangiare”.Dateci i nostri soldi congelati” dicono i cartelli dei cittadini di Kabul, quelli che non vogliono né possono fuggire. Desiderosi di vivere nella propria terra, da cinquant’anni stuprata da soggetti politici - interni e internazionali - che hanno inanellato disastri, lasciandosi alle spalle scie di sangue e un vuoto di futuro. Gli ultimi sono gli occidentali, di cui anche la nazione italiana ha fatto parte, dileguatisi nell’agosto scorso, passando il testimone agli ex nemici talebani diventati statisti. Del resto il simulacro di nazione supportato per vent’anni da statunitensi ed europei aveva posto nella cabina di comando mafiosi e corrotti come Hamid Karzai, fantocci come Ashraf Ghani, criminali come Dostum e Hekmatyar, può quindi ospitare Baradar e Haqqani. Con cui Washington per due anni interi (2019-2021) ha amoreggiato nel perfido nido delle trattative di Doha, ottenendo la promessa talebana di non ospitare più terroristi qaedisti, mentre i jihadisti del Khorasan sono l’avversario tuttora all’opera per contendere agli uomini di Akhundzada, leadership e controllo del territorio. In cambio l’US Forces e la Nato ricevevano la possibilità di andar via senza lasciare propri cadaveri a terra. Questo è l’unico accordo che ha tenuto, le due parti si sono riconosciute e rispettate. I morti delle settimane e dei giorni che hanno preceduto la ritirata appartenevano al disgregando esercito afghano e alla gente comune, quest’ultima sempre bersaglio di tutti. Dallo scorso settembre costoro, che restano nel mirino dei talebani dissidenti riuniti sotto la sigla dell’Isis-K, sono oggetto della velenosa coda del ritiro occidentale. Per volere dell’amministrazione Biden fondi appartenenti al governo di Kabul, circa 10 miliardi di dollari, restano congelati nelle banche americane. La presidenza di Washington ha fermato il denaro perché non considera l’attuale dirigenza afghana - gli ex nemici talebani, diventati amici per la propria fuoriuscita dal Paese - soggetti affidabili per democrazia e diritti civili. 

 

L’azione preventiva, diventata estorsiva, non colpisce i miliziani islamici che hanno propri canali di sostentamento, si ritorce contro la popolazione, sicuramente nei centri urbani, ma pure nelle campagne colpite da un biennio di feroce siccità. L’agenzia delle Nazioni Unite che s’occupa di alimentazione globale ha lanciato da due mesi un messaggio disperato: 23 milioni di afghani risultano al di sotto di una minima alimentazione, rischiano la fame. Oltre tre milioni di neonati e bambini sono in pericolo di vita. Come non definire cinica l’azione della Casa Bianca, che fino allo scorso agosto dava ai taliban una patente di affidabilità, per poi togliergliela a esclusivo danno della popolazione locale? Lo scempio prosegue, con la solita codardia politica dell’Unione Europea, sempre succube ai voleri dell’alleato d’Oltreoceano. L’oggettivo impoverimento anche di professionisti lasciati senza stipendio (medici, insegnanti) ha assunto risvolti drammatici nell’impossibilità di reperire viveri e prodotti di primo consumo. Un disastro umanitario innescato dalla geopolitica, che dice di voler limitare il futuro dell’Emirato mentre fa morire di fame un intero popolo. Oltre cinquanta nazioni musulmane si stanno occupando della vicenda, l’Organizzazione della Cooperazione Islamica s’è riunita per premere sul governo statunitense affinché sblocchi i fondi afghani. A guidare l’iniziativa è il Pakistan, che col suo ministro degli Esteri Qureshi ricorda come, accanto al rischio di morte per fame, s’accompagneranno flussi di rifugiati e nuove motivazioni per l’estremismo fondamentalista. Il Paese confinante teme ondate di profughi, già conosciute dopo il ritiro sovietico (fine anni Ottanta), durante il conflitto fra Signori della Guerra (metà anni Novanta) e con l’inizio dell’Enduring Freedom (fine 2001). Varie componenti pakistane che siedono al Parlamento, dirigono l’Intelligence, animano il fondamentalismo mirano a ‘orientare’ l’Afghanistan, mantenendolo in una posizione politico-economica, amministrativa, militare subalterne, non però in una drammatica miseria, foriera di malattie e morte. Da parte sua l’Occidente, creatore dell’ennesimo Stato fallito, rilancia la sua cinica ricetta di assistenzialismo a singhiozzo e asservimento.

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