martedì 14 gennaio 2020

Rohani: Tribunale speciale per l’aereo abbattuto


Chi siano i responsabili da punire per il “tragico errore” dell’abbattimento dell’aereo di linea ucraino, non è ancora chiaro. Quale sarà la punizione è un enigma ancora più grosso. Evidentissimi i motivi scanditi in un pubblico intervento dal presidente iraniano: “perché il mondo intero sta guardando”, “perché questo non è un caso come gli altri”, “perché chiunque debba essere punito, sarà punito”. E sarà un Tribunale speciale con esperti e un giudice d’alto rango, promette Rohani, a svolgere indagini ed emettere sentenze. Secondo quanto dichiarato da un portavoce governativo ci sono già degli arresti, ma non trapela di più. La sua informativa parla anche di alcune detenzione per manifestazioni definite “illegali”, quelle che sono state riscontrate in diverse città e filmate anche con video amatoriali postati su alcuni social media. Il governo le ha distinte da quelle “legali”. Tutte però mostrano prevalentemente giovani adirati che ripetono slogan, gridando “assassini” e “dimissioni”. Le nuove proteste rimbalzano sul web, per ora non sono copiose né come altre già avvenute, né come quelle del lutto nazionale per l’assassinio del generale Soleimani. Sono, però, vive, presenti, coraggiose in un momento di altissima tensione, di sbandamento della stessa componente dura e forte della politica interna (i pasdaran), di difficoltà delle massime autorità del regime, dalla Guida Suprema al presidente.

L’opposizione si chiede se l’ala dura dei Guardiani della Rivoluzione si guarderà dal fare nuove vittime per via, e spera che la cittadinanza, pur volendo difendere il Paese da ingerenze imperialiste, incrini il potere degli ayatollah, fondamentalista e riformista, e punti a voltare pagina, a laicizzare la nazione. Ma i laici conservatori, inquadrati fra i basij o meno, tale separazione dalla ‘sfera protettrice’ del clero difficilmente potranno praticarla. C’era stato un parziale precedente. Nel secondo mandato di presidenza di Ahmadinejad una fazione basij ne sosteneva una tendenza non proprio anticlericale ma un po’ antisistema (lui riceveva l’appoggio dell’ayatollah Yazdi sul movimento Hojatiye che con posizioni mistiche contesta l’affarismo capitalistico). Con questo passo Ahmadinejad s’inimicò la Guida Suprema e incappò in una serie di accuse di corruzione rischiò condanne e cadde in una sorta di congelamento politico. I pasdaran rincararono la dose: fra il 2017 e 2018 accusarono l’ex presidente di tramare contro il governo fomentando le proteste scoppiate in quella fase. Seppure Ahmadinejad avesse il dente avvelenato per l’ostracismo ricevuto, il suo fronte d’opposizione è uno, e magari non certo il più importante, al forte connubio che dirige il Paese: ayatollah (conservatori e moderati) e Partito dei pasdaran. Spezzarne la fitta rete d’intrecci e interessi economici, legati alle fondazioni, ai rapporti diplomatici sul fronte politico-militare-geostrategico mediorientale, anche nella difficile fase del rilanciato embargo non sembra semplice. E’ la scommessa lanciata dall’opposizione, anche quella delusa che aveva appoggiato Rohani, e che da due anni gli sta voltando le spalle.

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