Il
generale John Campbell, comandante delle forze statunitensi tuttora presenti in
Afghanistan (11.000 effettivi, più un paio di decine di migliaia di contractor
e soprattutto otto basi aeree provviste di super caccia e droni) ha
ufficialmente chiesto alla Casa Bianca di riprendere a bombardare
massicciamente le aree con presenza talebana. I bombardamenti ordinari non sono
mai cessati. Motivo principale: l’inefficacia di risultati nella controguerriglia
praticata a terra dai 350.000 militi dall’Afghan
Security National Force, addestrati proprio dagli americani. Vestire la
divisa per un giovane afghano è rischioso, ma offre uno stipendio altrimenti
impensabile che dà da vivere ai familiari. Eppure le diserzioni sono tante, a
esse s’aggiungono le infiltrazioni con cui i Talib stravolgono i piani di
sicurezza governativi, suggeriti dai ‘consiglieri’ di Washington. Però quando
le azioni si fanno dure, com’è accaduto mesi fa con l’assedio e la battaglia di
Kunduz, i pur numerosi ed equipaggiati militari afghani non reggono il
confronto coi turbanti e necessitano dell’appoggio dei caccia. Quest’ultimi,
nell’intervenire, vomitano bombe su tutto ciò che si muove e ancor più su chi
sta fermo. Ne sanno qualcosa a Médecins
sans frontières che, nello scorso ottobre, ha registrato morti e feriti
sotto il martellamento missilistico dell’AC-130, uno dei mastini della morte
dal cielo usato dall’US Air Force.
Campbell
vuol vedere questi mostri dell’aria in attività straordinaria, vuole farli
volare e lanciare ordigni sulle zone controllate dai talebani. Idea
difensiva-offensiva che stenderebbe il raggio d’azione su gran parte delle
province, visto che nell’ultimo anno la presenza ribelle è registrata in 27
delle 34 aree amministrative. Ovviamente la popolazione civile è l’ultimo dei
pensieri del comandante statunitense. I ‘danni collaterali’ cioè il numero dei
civili uccisi, che secondo i dati dell’agenzia dell’Unama aumentano dopo una
flessione nel 2013, sono entrati nel vocabolario della Nato con questo temine
neutro, che cela la cruda realtà di uomini, donne, bambini assassinati. Tutti sacrificati
per le azioni criminali compiute dall’aviazione militare. Fonti del Pentagono,
riportate dalla stampa degli States (The
Washinghton Post), sostengono che ultimamente Campbell avrebbe trovato
udienza per la ripresa di bombardamenti massicci nel Segretario alla Difesa
Carter, bypassando così un Obama in uscita dalla Casa Bianca ma indirettamente
in campagna elettorale a favore dei candidati Democratici. Il bello è che anche
il generale è in uscita dal ruolo di comandante (lo rimpiazzerà John Nicholson
jr), però s’è speso per un passo bellico che dovrebbe puntellare le Forze
Armate locali fino al momento in cui sarà creata una capacità di difesa aerea
interna.
Da
come stanno andando le cose per l’esercito, l’impegno sull’aviazione può
prevedere tempi biblici. Per Campbell l’impatto dell’offensiva dal cielo
potrebbe produrre sui talebani un effetto persuasivo, così da fargli accettare
quel tavolo delle trattative proposto da mesi dai governi afghano e pakistano,
con la supervisione statunitense e cinese. Soggetti diversi ma tutti
interessati per differenti motivi a rilanciare una pacificazione. Il generale pensionando sembra predisporre
lo scenario per il nuovo presidente statunitense, soprattutto se dovesse
risultare un Repubblicano. I candidati di
questa fazione impostano la sfida elettorale sul rafforzamento degli sforzi
securitari, dal territorio di casa a quella casa che gli States si costruiscono
nel mondo con le occupazioni militari. Comunque in ogni schieramento, politico
e militare, si rivaluta la geostrategia per il Grande Medio Oriente sulla base
degli scenari in atto. Il versante orientale ha visto nell’ultimo anno un
raggio diversificato nel jihadismo locale, sia con la contrarietà di Mansour
(Shura di Quetta) d’accettare quel tavolo delle trattative un tempo frequentato
dal mullah Omar. Sia con l’ampliamento di credito e forza di componenti talebane
radicali come i Tehreek-e Taliban con cui Mansour non riesce a patteggiare,
dunque rivaleggia. Lo scenario appare fantastico per ogni rilancio bellico dei
falchi del Pentagono.
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