E’
ufficiale: Abdel Fattah Al-Sisi è il nuovo presente egiziano e prende il posto
del magistrato Adly Mansour che aveva ricoperto ad interim l’incarico dopo la
defenestrazione di Mohamed Mursi (tuttora imprigionato e in attesa di giudizio
per attentato alla sicurezza del Paese). Sisi è il quinto presidente della
Repubblica araba d’Egitto e fra la folla festante dei suoi fan, riuniti in una
Tahrir riaperta alla cittadinanza, molti sono stati i richiami visivi ai
predecessori, su tutti ovviamente Nasser. Dai 25.578.233 votanti Sisi ha
raccolto 23.780.000 voti pari al plebiscitario 96.9%, l’altro concorrente
Hamdeem Sabbahi ha ottenuto 757.000 preferenze (3.9%). Oltre un milione di
schede sono state annullate per errori casuali o voluti, una grossa fetta di
elettori, che ammontavano a 54 milioni, si sono astenuti o hanno esplicitamente
boicottato la consultazione. Si è calcolato che il terzo giorno di apertura dei
seggi, deciso unilateralmente dalla Commissione elettorale, anche contro il
volere dei due candidati, abbia aumentato del 10% l’adesione al voto della
popolazione. La Fratellanza Musulmana tramite i suoi canali d’informazione che
sopravvivono alla repressione, fra cui il sito web, ha sottolineato che buona
parte delle assenze alle urne erano volute e appartenevano allo schieramento
della ’Alleanza contro il colpo di stato’ cui partecipano anche componenti
laiche.
Lo staff
di Sabbahi
ha sollevato alcuni dubbi sul regolare svolgimento delle elezioni, parlando di
forzature per convogliare la scelta degli incerti sul candidato da tutti
presentato come il favorito, ma l’eco si è presto spenta. Una maggioranza tanto
schiacciate non si raggiunge coi brogli bensì col desiderio di appoggiare l’uomo
considerato l’attuale salvatore dell’Egitto. Osservatori internazionali sia
dell’Unione Europea, sia della Lega Araba hanno affermato che flussi ai seggi,
operazioni di voto, spoglio delle schede si sono svolti in modo regolare. Rispetto
al combattutissimo confronto fra Mursi e Shafiq, che aveva visto prevalere
l’islamico con 13 milioni di preferenze che distaccavano il rivale solo di
900.000 voti - l’attuale presidente si fa forte d’un consenso di 10 milioni di
voti in più. Ora il protocollo attende il giuramento ufficiale che si dovrebbe
tenere il 7 giugno, o ritardare di qualche giorno. Seguirà l’insediamento nel
Palazzo di Ittihadiya, reso celebre dall’inizio della contestazione anti Mursi
del novembre 2012. Le cronache locali evidenziano come festeggiamenti popolari sono
già in corso per le strade a maggior concentrazione di traffico e attività. Ma
l’opposizione afferma che proseguirà a protestare perché è convinta che gli
ideali di rinnovamento del Paese non dovranno essere smarriti. Rinnovamento che
rientra nelle stesse promesse elettorali di Al-Sisi. Per ora la realtà mostra una
nazione in attesa di ritrovare la via democratica e della ripresa economica.
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