Signor Rasikh, quali sono le aspettative dei cittadini
afghani per le prossime presidenziali?
In questo periodo anche
noi parliamo delle elezioni, perché l’opinione pubblica si forma sulla
fuorviante propaganda alimentata dai media interni e internazionali controllati
dallo Stato. Il dibattito ha un unico obiettivo: far credere alla gente che il
proprio voto sia importante e decisivo per il futuro del Paese. La demagogia
punta a coinvolgere gli afghani nell’affaccendata campagna elettorale, come se
il domani dipendesse da una scelta che possono compiere nell’urna. La verità è
che nei cinque ultimi anni nessuno ha avvicinato le aspettative del popolo e da
questo scaturiscono una delusione e uno scetticismo per la politica. La
maggioranza dei cittadini ha perso le speranze in simili consultazioni perché
si è espressa per due volte (nel 2004 e 2009, ndr) e nulla è cambiato. Le vite di
tutti sono devastate. La Commissione Elettorale Indipendente ha emesso 17 milioni
di schede elettorali, ma i dati ufficiali delle precedenti elezioni fermano i
voti a 4.5 milioni con 1.5 di schede manipolate. Le aspettative dell’odierna
tornata non saranno superiori al milione e mezzo di elettori.
Così pochi?
Non sono io a dirlo,
ma diversi analisti.
E cosa ci dice dei candidati?
Gran parte ha
rivestito posizioni ufficiali, molti hanno già operato. Alcuni pretendenti alla
presidenza e loro deputati (Sayyaf, Abdullah, Khan, Helal, Dostum, Mohaqqeq,
Balkhi, Mohammad) erano coinvolti nei
crimini della guerra civile che ha insanguinato la nazione negli anni Novanta.
Il nome di Sayyaf è menzionato dal rapporto di Human Rights Watch, Blood Stained Hands, come criminale di
guerra. Non ci possono essere aspettative da simili soggetti.
Esistono differenze fra i fondamentalisti (Sayyaf,
Sherzai) e altri come Rassoul e Ghani?
Uomini tipo Sayyaf o
Abdullah sono i peggiori fondamentalisti, altri come i citati Rassoul e Ghani
provano a dimostrare d’essere democratici. Però un punto è chiaro: ogni tattica
perseguita è dettata dal loro tutor politico: il governo statunitense. Questi
signori indossano una maschera.
I giovani e le donne possono nutrire qualche speranza da
queste elezioni?
Giovani e donne sono
molto preoccupati dal grafico della disoccupazione che da anni è in crescita
costante, ciò rende felici talebani e fondamentalisti. Il governo sta
riproponendo leggi misogene e la mancanza di sicurezza è un ulteriore ostacolo
al progresso femminile. Quotidianamente si registrano notizie di violenza,
domestica e non, contro le donne e rientrano nella media persino ragazze e
ragazzi giovanissimi, ma nessuno viene arrestato. Perché in molti casi gli
autori sono vicini a noti pescecani legati a governo, ministri, polizia o ai
potentissimi signori della guerra.
Qual è il maggior problema per l’Afghanistan attuale?
E’ la presenza di
truppe d’occupazione straniera sostenuta dai loro lacché (warlords dell’Alleanza
del Nord o Taliban). Una presenza che prepara il terreno per la risalita al
potere dei talebani, e non è un paradosso. Dopo 13 anni d’occupazione il panorama
politico è pessimo, loschi e corrotti gli amministratori, ampliate le
violazione dei diritti umani, alle stelle produzione e traffico di droga.
Quale potrebbe risultare l’immagine del futuro Capo di
Stato: un’autorità aperta all’Occidente come Karzai prima maniera (2004-2009) o
la sua seconda veste (2009-2014) di doppiogiochista che rispolvera il pashtunwali?
La maggioranza degli
afghani considera le due fasi simili e prive di ostilità interetnica. Abbiamo
esempi di villaggi hazara che vivono pacificamente a fianco a villaggi pashtun
e tajiki. L’orchestrazione di ostilità fra gruppi etnici e persino tribali fa
tornare indietro al XIX o XX secolo quando l’Impero britannico ha invaso la
parte meridionale del Paese e voleva conquistarne il Nord. Gli inglesi subirono
sconfitte in scontri diretti e applicarono la demoniaca politica del dividere
per governare. I russi ripresero la stessa tattica e così gli americani. Oggi
sono quest’ultimi a sostenere la superiorità dei pashtun dandogli un ruolo
centrale nella nazione. Per questa via provano ad alimentare il focolaio
etnico. Il pashtunwali è un’antica
usanza basata sui valori di ospitalità e coraggio, ma è praticato anche da
tajiki, uzbeki, hazara. Ripeto: i concetti di “pashtunwali e costruzione nazionale” vengono diffusi soprattutto dalla
propaganda americana che vuole assegnare a questo ceppo un’immagine combattente
e non assimilata ai talebani. Evidenziando
oltremodo le divisioni fra le etnie gli Usa vogliono giustificare la propria
occupazione.
Pensate che i Taliban diventeranno realmente un
soggetto del prossimo quadro politico?
In questa fase Taliban
ed Hekmatyar sono descritti come forze democratiche che lavorano per i diritti
umani. In un recente annuncio il Mullah Omar ha rivolto alcuni punti del suo
discorso direttamente alle donne; potrebbe essere coinvolto in un potere futuro
con un volto ben ornato. Non vediamo differenze fra Sayyaf, Mohaqqeq, Abdullah e i
talebani. Sono tutti ideologicamente fratelli.
Che opportunità avrà una presenza democratica alle legislative
del 2015?
Noi guardiamo alle elezioni
come a un pilastro della democrazia, ma non possiamo dimenticare la saggezza
popolare che dice: “Non è chi vota ciò che conta, ma chi conta i voti” cosa
vera soprattutto in Afghanistan. Il partito della Solidarietà ha boicottato le
precedenti presidenziali poiché pensiamo che nessun presidente afghano può
essere eletto senza l’approvazione della Casa Bianca. Mentre non abbiamo mai
ostacolato le elezioni provinciali che non possono venir facilmente manipolate
dal governo centrale e dai sostenitori internazionali, il territorio segnato è
troppo ampio da controllare. Noi non vogliamo perdere quest’opportunità. Il
partito ha deciso di non pubblicizzare un sostegno a uno specifico candidato
provinciale, però relazionandoci a nostre rappresentative e sostenitori locali identifichiamo
in ciascuna provincia qualche politico e lo sosteniamo. Tramite loro pensiamo
di ottenere spazi in diverse aree del Paese.
Come sarà il vostro programma? Potrete applicarlo o
rischiate la clandestinità?
Siamo un partito
ufficiale e democratico, non pensiamo a un lavoro clandestino, ci auguriamo di
non finirci.
Quali alleanze dovreste fare e con chi?
Per le prossime
politiche non abbiamo pianificato alleanze, seppure avevamo ricevuto richieste
da alcuni candidati alle presidenziali (svariate decine sono stati i nominativi
esaminati dalla Commissione Elettorale, ndr) di appoggiarsi al nostro partito. Il
rifiuto a queste proposte è dovuto alla valutazione che oggi nessuno può
diventare presidente di questo Paese senza attuare compromessi coi lacché degli
americani e degli alleati occidentali, un comportamento che abbiamo sempre
condannato. La conferma ci viene dal fatto che i concorrenti alla presidenza sono
stati approvati dalle principali Intelligence operanti sul nostro territorio:
Cia, MI6, Isi, Vavek. In passato il nostro boicottaggio puntava ad accusare
l’infame macchina elettorale finanziata da enormi somme di denaro versate
dall’estero. Situazione che non è cambiata come dimostra questo recente esempio:
il governo ha procurato tre veicoli blindati e 35 guardie del corpo a ciascuno
dei candidati-presidente. Se si considera che ogni auto costa 100.000 dollari e
i salari di sei mesi per le body-gard ammontano a 633.000 dollari, si giunge
alla cifra di 4 milioni di dollari. Un’enormità. Specie da noi dove milioni di
persone vivono in estrema povertà e si diffonde sempre più il triste commercio
di neonati venduti dalle madri per 40 dollari per soddisfare i bisogni della
famiglia. Di fronte a simili disgrazie crediamo che il denaro dovrebbe essere
utilizzato in modo costruttivo per i veri interessi della nazione. Per nutrire
la gente povera e finanziare infrastrutture costruendo centrali idroelettriche,
dighe, autostrade, incrementando il settore agricolo con prodotti diversi dal
papavero da oppio, promuovendo industrie e turismo. Ciò che accade altrove e
non qui.
Hafizullah Rasikh, è responsabile del Comitato
Organizzativo del Partito della Solidarietà (Hambastagi Party)
Nessun commento:
Posta un commento