Eid Milad-ul-Nabi, l’anniversario della nascita di Maometto è inondata di sangue. Stamane a Mastung, distretto del Belochistan pakistano una potente esplosione, piazzata lungo il percorso del corteo celebrativo, ha compiuto una strage. Alcuni testimonianze sostengono sia deflagrata l’auto del sovrintendente di polizia sotto cui l’ordigno poteva essere stato collocato. Altra ipotesi è l’azione d’un kamikaze che doveva essere imbottito di plastico per quanto lo scoppio è risultato devastante. Per ora le vittime accertate sono oltre cinquanta. Però molti feriti, ricoverati negli ospedali della zona, destano in gravi e potrebbero non farcela. Il sito Dawn afferma che i casi più disperati sono stati dirottati nelle strutture ospedaliere di Quetta. "L'attacco a persone innocenti venute alla processione di Eid Milad-ul-Nabi è un atto molto efferato. I terroristi non hanno fede" ha commentato il ministro dell’Interno Ahmed Bugdi davanti ai media interni, palesando comunque l’estrema difficoltà del governo non solo a controllare l’ordine pubblico anche in occasioni di avvenimenti importanti, ma a evitare la nuova ondata di attentati minacciata fin dalla scorsa estate dal jihadismo. Le ipotesi dell’attentato ruotano attorno a quel fondamentalismo islamico che non gradisce innovazioni sulle tradizionali festività di fede. L’altra pista riguarda il separatismo locale, sostenuto dal Movimento del Belochistan, che alle richieste di gestire proventi di risorse derivate dal metano presente nel sottosuolo, unisce da tempo l’obiettivo di una totale autonomia.
Fra l’altro alcuni gruppi dell’oltranzismo islamico agiscono impunemente nell’area, i Tehreek-e Taliban Pakistan compiono azioni dimostrative e attentati, e da almeno due anni altri jihadisti attivi nel Punjab (Lashkar-e Jhangvi e Isis-k) migrano nel Belochistan dove trovano rifugio e complicità. Lo scontro istituzionale fra il partito dell’ex premier Khan (Tehreek-e Insaf Pakistan) e la Lega Musulmana-N che con Shehbaz Sharif sta guidando da un anno e mezzo il Paese, ha nuovamente polarizzato dibattito politico, popolazione e manifestazioni di piazza, creando un vuoto di credibilità per un ceto dirigente rissoso, populista, limitatamente autonomo perché schiacciato dallo strapotere militare che dà e toglie sostegno a candidati e partiti. In queste crepe s’inserisce il fondamentalismo islamico che dopo aver, in parte, dialogato coi partiti di maggioranza si è trovato di fronte a perentorie chiusure e ha ripreso la via degli attentati. Ferimenti e uccisioni si sono susseguite da agosto, accanto alla minaccia di un’escalation crescente fino alle elezioni che dovrebbero tenersi a novembre. La zona di Mastung non è nuova a terribili spargimenti di sangue. Nel luglio del 2018 in un attentato che pareva un bombardamento bellico morirono 128 persone fra cui il politico Siraj Raisani del Belochistan Awami Party. Un raggruppamento con cui il leader voleva riunire le diverse tribù balochi per rivendicare i diritti della provincia, strappando tali obiettivi alla propaganda jihadista. L’attentato compiuto dai miliziani dello Stato Islamico è considerato insieme a quello della Scuola dell’Esercito di Peshawar del 2014, uno dei crimini più efferati della moderna storia pakistana.
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