martedì 14 giugno 2022

India, case abbattute alla maniera israeliana

Strascichi polemici a non finire sulle dure proteste della Umma islamica contro il governo di Narendra Modi e il suo partito. Ai quali l’ala dura del Bharatiya Janata Party risponde, lì dove governa anche localmente come nell’Uttar Pradesh, alla maniera israeliana: abbattendo case musulmane. L’agenzia Reuters riferisce una diretta volontà d’attuare tale repressione del premier locale, Yogi Adityanath, il monaco oltranzista in predicato di diventare la futura guida del Paese e del partito di maggioranza. Dopo che le ruspe hanno fatto il proprio lavoro, sono state diffuse note dell’amministrazione riguardo a presunte illegalità nell’edificazione di quell’edificio appartenente a un’attivista islamica. Stranamente la ‘punizione’ è giunta solo dopo i cortei di protesta antigovernativi dei giorni scorsi. Il clima d’odio, ampiamente ingigantito in questa fase, non si è fatto mancare nuovi richiami al ‘genocidio dei musulmani’ lanciato da figure di primo piano del Bjp e un ritorno addirittura di demonizzazioni dei “fedeli musulmani portatori di Coronavirus”, una costante delle cronache indiane nei primi mesi del 2020. Sulla dura presa di posizione di varie nazioni islamiche, con in testa gli Emirati Arabi Uniti, intervengono i media indiani. C’è chi fa notare come negli anni scorsi le petromonarchie non s’erano mai interessate a vicende riguardanti le minoranze confessionali in India. Erano concentrate su affari miliardari con gli Esecutivi che si sono succeduti a Delhi, e non entravano nel merito a questioni interne a quello Stato. L’avvento del Bjp ha accresciuto retorica e violenza anti islamica. E nell’ultimo quadriennio le tensioni hanno raggiunto un’acme mai visto prima. 

 

E’ aumentata anche l’attenzione di organismi internazionali che s’occupano di diritti, sebbene taluni analisti dell’ambiente hindu ritengono che quei leader pensino questo: al di là dell’attuale indignazione, i Paesi del Golfo punteranno al sodo, ai soliti affari e non insisteranno più di tanto nelle critiche a Modi. Costoro credono che s’attuerà un comportamento simile a quello rivolto al partner cinese, che non viene certo boicottato per la persecuzioni agli uiguri nello Xinjiang. Tali considerazioni nascono anche dalla valutazione di andamenti recenti che per il 2021-22 mostrano la Confederazione della Cooperazione del Golfo e l’India in un intreccio affaristico quasi doppio rispetto al biennio precedente: 155 miliardi di dollari anziché 87. In cima alle merci scambiate forniture di petrolio e gas che raggiungono il 60% di tutte le importazioni energetiche di Delhi. Per non parlare della forza lavoro indiana nelle nazioni citate, che supera gli 8 milioni di migranti, ognuno dei quali ha dalle sei alle dieci bocche da sfamare. Nelle vicende mercantili la parte del leone la fanno gli Emirati Arabi Uniti, seguiti da Arabia Saudita e Qatar. Le immagini dei calorosi abbracci fra Modi e l’emiro bin Zayed hanno fatto il giro del mondo proprio nelle occasioni in cui la violenza dell’hindutva s’abbatteva sui cittadini islamici di tante località indiane. Allora si commentava l’incongruenza del premier indiano, di come non riuscisse a contenere il fanatismo di casa. Di fatto si sminuiva la sua doppiezza, la protezione offerta ai mazzieri razzisti, l’aiuto per la scalata ai vertici del partito offerto a tanti fondamentalisti, personaggi come Adityanath, ufficialmente suo vice, e Napur Sharma, portavoce del Bharatiya Janata Party. Fra l’altro proprio la recente politica estera di Modi ha trovato nel suo vicino ovest due partner geopolitici strategici negli Emirati Arabi e in Israele, sulla scia degli ‘Accordi di Abramo’ dettati dalla Casa Bianca nella versione trumpiana,  conservati e carezzati dall’attuale amministrazione Biden.

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