domenica 17 gennaio 2021

Kabul, giudici-donne nel mirino

Due nuovi omicidi a Kabul, colpite due donne, giudici della Corte Suprema. Freddate da un commando che ha bloccato l’auto sulla quale viaggiavano, ferendo anche l’autista e un’impiegata dell’organismo presente al loro fianco. Il presidente Ghani denuncia: “Gli agguati talebani e di altri gruppi terroristi contro i difensori del popolo sono un attacco agli insegnamenti islamici e allo spirito di pace. Terrore, crimini e violenza non risolvono i problemi”. Valutazioni simili dalle maggiori ambasciate occidentali, britannica e statunitense. Come in altre circostanze nessuno ha rivendicato l’attentato. Ovviamente non la delegazione dei turbanti impegnata a Doha, dove quando la notizia s’è diffusa, è apparso un comunicato di condanna da parte del locale emirato. La delegazione guidata da Baradar e Hakim Haqqani (già giudice di Kandahar, da non confondere con Sirajuddin, rampollo dell’omonima Rete un tempo dissidente) pur essendo presente dallo scorso giovedì in Qatar, ha disertato il tavolo di trattative. Secondo il loro portavoce, non avrebbe mancato l’appuntamento, si sarebbe trattenuta in discussioni interne. Punti di vista diversi, che spesso risultano sostanziali. Dopo una sosta a fine anno, in cui si sono verificati diversi attentati con numerose vittime attribuiti dal vicepresidente afghano Saleh proprio ai taliban, il tavolo di trattative ha ripreso gli incontri. Negli ultimi giorni ne sono stati programmati tre, ma in due circostanze gli ‘studenti coranici’ non hanno presenziato. Un esponente dell’Alto Consiglio per la Riconciliazione ha chiosato che “la popolazione cerca pace e cessazione delle ostilità e simili battute d’arresto sono uon scialo di tempo ed energia”. Realisticamente il portavoce del Jamiat-e Islamic Party ha fatto presente che nessuna delegazione muoverà dei passi prima dell’insediamento di Joe Biden. E poiché Casa Bianca e Pentagono, pur nella precedente versione, sono stati i registi del ‘piano di pace’ i dialoghi slitteranno di alcuni giorni. O di qualche settimana, in attesa delle future mosse da svelare. Più dalla parte dello staff Democratico verso il ricercato accordo, che da quella talebana, rimasta intonsa e convinta delle proprie certezze. Comunque gli schieramenti dovranno studiarsi. Quindi bocche chiuse per un po’ e spazio a posizioni da circa due anni rimaste le stesse. Le bocche che non si placano son quelle di fuoco. Un richiamo alla voce delle armi giunge pure dall’Intelligence afghana, che col portavoce Mohib rivendica la recente retata e l’uccisone di alcuni miliziani nell’Helmand.

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