giovedì 15 settembre 2016

Scioperante, un simbolo da schiacciare

Non è la festa di Promenade des Anglais trasformata in tragica strage dal neo jihadista Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, ma è un dramma altrettanto atroce. E anche ideologico, al contrario di quel che dirà la voce del padrone. E’ accaduto a Piacenza all’ingresso d’una ditta dov’era in corso un picchetto contro la mancata assunzione di lavoratori precari a tempo determinato. Un’azione caparbia ma assolutamente pacifica, come constatava la polizia presente sul posto. Non è servita questa presenza a evitare che un camion, sotto l’incitamento di addetti alla direzione aziendale, abbia puntato un gruppo di lavoratori e abbia tirato dritto. Schiacciato sotto le ruote è rimasto Abd Elsalam Ahmed El-Danaf, cinquantatre  anni e cinque figli da mantenere. La rabbiosa reazione dei compagni della vittima stava per linciare il camionista, salvato dagli agenti. Il sindacato USB, che organizzava la protesta, ha lanciato un durissimo comunicato. L’atto sconsiderato e criminale non è la follia d’un conducente, s’inserisce nel clima d’oppressione e umiliazione cui è costretto il lavoro dipendente in ogni categoria, con ricadute ricattatorie e pesantissime su quelle meno sicure del precariato e del lavoro a termine.

Protestare, scioperare, manifestare, picchettare sono pensieri e azioni considerati blasfemi nei santuari imprenditoriali di Confindustria, che da tempo hanno abolito la consultazione dei lavoratori. I governi accondiscendono e nel comune sentire è diffuso il modello di servilismo, protezione, clientela, ruffianeria, opportunismo per ricevere quel che è un diritto; considerato dall’elargitore un dono che non si discute, s’accetta a capo chino. Nella società della disoccupazione, della precarietà, del ricatto in prima fila siede il modulo comportamentale preconfezionato, che esclude i concetti di libertà e dignità e li subordina, come un tempo più d’un tempo, ai voleri forti del comando. Dalla politica all’economia e in qualsivoglia posto di lavoro, dissentire e rivendicare non è solo sgradito, ma inconcepibile. E improponibile. La via indicata è l’assenso per ricevere elemosine, tutto il resto risulta lesa maestà. In una corte allargata dove le funzioni sovrane le fanno imprenditori privati e pubblici, dirigenti di vario ordine e grado, rappresentanti di elettori o lavoratori venduti per personali prebende c’è fastidio nel vedere il lavoratore col cartello e la bandiera. Mal si sopporta la pervicacia del ribelle. E allora via, s’accelera per spianare la strada alla merce e alla mercificazione che devono passare.  

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