In India i richiedenti asilo e i rifugiati islamici provenienti da
Bangladesh e Myanmar, quelli giunti prima dell’applicazione del Citizenship Amendament Act datato 2019 ed
entrato in vigore di recente, sono bollati con l’epiteto di "infiltrati".
Per la campagna elettorale che prosegue - visto che i turni ai seggi iniziati
in alcuni distretti meridionali il 19 aprile si succederanno fino al 1° giugno
in tutti i ventotto Stati e sette Territori dell’Unione - il presidente Modi
sceglie di colpire indirettamente i presunti “infiltrati”. Durante un comizio
nel Rajastan ha sparso benzina sul già rovente clima elettorale. Ha accusato il
comunque malandato Partito del Congresso,
maggiore antagonista del Bharatiya Janata
Party, e prospettato un panorama nazionale apocalittico se lui dovesse
perdere le elezioni, perché gli infiltrati musulmani potrebbero ricevere aiuti
da un governo diverso dal suo. “Sarebbero
favoriti quelli che hanno più figli” - ha tuonato - puntando sul nervo scoperto
della maggioranza hindu che lo segue a occhi chiusi nella politica di
modificare gli orientamenti del Paese a favore di un’unica etnìa: la propria. E’
un’insinuazione legata alla teoria del complotto definito ‘Love jihad’, il
presunto furto delle ragazze hindu da parte di giovani musulmani che le
corteggerebbero con lo scopo di far loro cambiare confessione. Se non fosse una
calunnia lanciata come una clava sul dibattito politico potrebbe essere vissuta
come una boutade, per quanto dati statistici dell’ultimo decennio mostrano
un’inversione di tendenza nella natalità proprio nelle coppie islamiche che
stanno facendo meno figli. Eppure anche un’elezione data dagli analisti per
scontata con la vittoria certa del partito di maggioranza (accreditato dai sondaggi
di un vantaggio di almeno 10 punti percentuali) e un terzo mandato per il
presidente, vede quest’ultimo inseguire con accanimento la propaganda razzista
dell’hindutva che ne ha forgiato la
militanza giovanile.
Modi mira a raggiungere nella Camera bassa (Lok Sabha)
il numero di 370 deputati che gli consentirebbe una modifica costituzionale da
indirizzare in senso etnico-confessionale tutta a favore della nazione hindu. Il
quinquennio trascorso suffraga la tendenza. Il suo successo nel 2019 lo portava
a sostenere di voler difendere l’intera popolazione, promesse mai mantenute sia
sul versante della sicurezza sia su quello economico. La prima ha visto il
crescendo della persecuzione religiosa soprattutto di islamici e cattolici. Sul
versante sociale le maggiori lacerazioni hanno coinvolto gli strati più deboli (i
dalit) e gli stessi contadini, mobilitatisi
contro normative che favorivano le multinazionali dell’agricoltura. La
durissima protesta del biennio 2021-22, con scontri di strada e centinaia di morti,
portò al ritiro della legge. Altre categorie di lavoratori poveri, falcidiati
anche dalle misure prese nel primo anno della pandemia di Covid 19, non hanno raggiunto
risultati simili. Il tema dei bassi salari resta tuttora una piaga purulenta. E’
uno dei capi d’accusa dell’opposizione riunita nella coalizione con l’acronimo India (Indian national development inclusive alliance) formata appunto dal
Partito del Congresso e da gruppi
minori. Una delle formazioni presenti su tutto il territorio nazionale, l’Aam
Adni Party, proprio alla vigilia delle elezioni ha denuciato come
persecutorio l’arresto del leader Arvind Kejriwal, primo ministro dello Stato
di Delhi. L’accusa nei suoi confronti è riciclaggio. L’Alta Corte della
capitale ha respinto l’ipotesi di pagamento di una cauzione per la sua
liberazione e il politico resta tuttora detenuto. L’Aap sostiene che infastidisce la loro posizione sul decentramento
amministrativo e la campagna contro le multinazionali straniere cui l’attuale
maggioranza consente ogni genere di affari. Del resto uno dei cavalli di
battaglia di Modi è l’economia interna che corre, crescendo negli ultimi mesi oltre
l’8%. Accanto al sorpasso demografico sulla Cina c’è la rincorsa alla forza
economica. Alcune agenzie pronosticano l’ascesa indiana al terzo posto mondiale
nel prossimo triennio. Modi vuol presiedere questo stato di grazia.
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