sabato 8 novembre 2025

La luce e il buio

 


Bianco e nero assoluto, quasi accecante. Definito e definitivo nel descrivere quello che neppure il neorealismo politico produsse in pellicola. In realtà una chicca coeva esiste: Il tetto di Vittorio De Sica su soggetto e sceneggiatura di Cesare Zavattini, 1956, che parla di sottoproletari, baracche, poveri cristi che non volano in cielo come i barboni di Miracolo a Milano, secondo titolo dell’aggirato I poveri disturbano. Disturbavano i derelitti nella derelitta Italia post fascista e post bellica, secondo i parametri del riformismo e del conservatorismo. Si costruiva la Repubblica democratica e ci si voleva dare un tono. Ma Milano, Roma, il profondo sud di Matera e persino Parma contavano coree, baraccopoli, sassi, capannoni dove gli emarginati sociali vivevano. Il servizio di Franco Pinna - grande isolano d’una più piccola isola, e fotografo immenso del neorealismo delle immagini - nel borghetto del Mandrione, a ridosso dell’Acquedotto Felice fra le consolari Casilina e Tuscolana (in mostra a Roma alla Casa del cinema), appartiene alla fase di profonda militanza artistico-politica fra le file del Partito Comunista Italiano. Pinna con De Martiis, Garrubba, Sansone diede corpo alle testimonianze su pellicola di cos’era l’Italia contemporanea immortalata dalla Cooperativa Fotografi Associati. Nelle settimane successive alle nevicate del febbraio 1956 che gelarono anche chi un alloggio decente l’aveva e dei morti assiderati fra i più deboli ai borghetti Prenestino, Pietralata, Primavalle l’antropologo e storico d’arte Franco Cagnetta, lo scrittore Alberto Moravia, gli attivisti del Pci Giovanni Berlinguer, Piero Della Seta e lo stesso Pinna si recarono alla baraccopoli del Mandrione recuperando immagini e parole per il settimanale Vie Nuove. Il primo passo di un’inchiesta sul fenomeno di borgate e borghetti che gli amministratori cittadini e i governi dell’epoca tendevano a occultare, mentre incentivavano il sacco urbanistico della città orientandola verso il mercato immobiliare privato. 

 

Gli scatti del fotografo sardo al Mandrione si rivolgevano alla cospicua presenza nel luogo della comunità rom, concentrati attorno a un gruppo familiare proveniente dall’Abruzzo, i Casamonica, che vent’anni dopo entrerà nella cronaca nera e dagli anni Novanta addirittura criminale della città. All’epoca del servizio, tutto era emarginazione, disagio, disperazione e pur’e folklore che attrasse il ‘Centro Studi di Musica Popolare di Nataletti e Carpitella verso le usanze coreutico-musicali dell’etnìa lì raccolta. Pinna non si fermò, altri suoi servizi in differenti borghetti ritraggono i residenti, prevalentemente meridionali fuggiti dalle terre d’origine, per inseguire il miraggio del lavoro o addirittura del benessere economico, quei manovali e casalinghe che dalle baracche speravano di sistemarsi in una casa. Un fenomeno proseguito fino agli inizi dei Settanta. Le facce scarne, ingenue oppure intriganti, sono quelle del popolo un tempo contadino cantato e amato da Pasolini, gli antenati di chi a Roma è diventato altro: mezzamanica o rapinatore. Di chi un pizzico di scalata sociale ha provato a farla in un’Italia catto-comunista che un’elemosina o una conquista sociale ancora le praticava. Oppure chi dal sottoproletariato cercava soluzioni di riscatto tutte individuali e assolutamente borderline. Certo  quegli occhi, quelle posture che non erano pose sceniche ma modi d’essere, comportamenti d’assoluta naturalezza, umori e timori, ascosa umiltà e piglio sbarazzino, son difficili da ritrovare. E non è nostalgia d’un passato che, se si è lasciato alle spalle abbrutimento e miseria, ha conquistato un raggio di sole. Ma è smarrimento dell’identità di persone, di origini sociali e geografiche nel parlare di chi con decoro e forza di volontà ha seguito la via della vita. Sudata e limpida. Dei bambini che diventavano uomini nella “Scuola 725” di don Sardelli, di chi è uscito dal buio del Mandrione forgiandosi nelle difficoltà, e ha schivato le emancipazioni malavitose degli epigoni di quel clan natale assurto a clan dei boss.   

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