Denominavano “Kattar Hindut Ekta” con una ‘t’ in più, ma non
si trattava di un errore sulla dicitura hindu. Quella ‘t’ stava per hindutva, la variazione fondamentalista
dell’appartenenza hindu. La dottrina stilata un secolo fa da Vinayak Damodar Savarkar
sostenuta dal gruppo xenofobo e fascistoide Rastriya
Swayam Sevak e da alcuni anni anche dal Bharatiya
Janata Party, che proprio in base a quest’estremismo razziale e
confessionale ha accresciuto consensi elettorali tanto da guidare il Paese dal
2014. Riferisce la stampa indiana che il gruppo “Kattar” era comparso su Whatsapp
e riuniva in rete centoventi persone, poi aveva mutato il nome in “Hindu Ekta Zindabad” e “Hindu Unity”. Le chat attivate servivano
a preparare scontri, o per meglio dire, aggressioni a giovani musulmani,
assalti a rivendite e case di gente islamica. In base alla condivisione
ideologica dell’odio confessionale che raccoglieva slogan come “uccidi il mullah” alla fine dello scorso febbraio, in alcune aree di
Delhi, come Bhajanpura, a grande presenza musulmana, sono partiti gli attacchi
a persone e immobili che hanno prodotto 53 vittime e centinaia di feriti con
rivendite, case, madrase incendiate e distrutte. I partecipanti al gruppo
scrivevano apertamente: “Sono stato a
bruciare case” e indicavano i luoghi. Oppure tifavano per i fanatici che lo
stavano facendo. Ma c’erano messaggi ancor più truculenti, in perfetta linea
con lo spirito dell’hindutva che ama
predicare disprezzo e morte per i diversi.
“Fate a pezzi i mullah”, recitavano alcuni messaggi.
E ancora “Fratelli ora noi dobbiamo
stuprare le loro madri” e “Le donne
islamiche siedono fuori dalle moschee, violentatele”. Col salire delle
prospettive omicide, invocate e praticate, qualcuno abbandona il gruppo Whats e
immediatamente viene tacciato d’impotenza e codardìa. Seguono i proclami di
dove sarebbero scoppiati nuovi agguati (a dimostrazione della premeditazione delle
violenze) e conseguenti particolari sui pestaggi, alcuni dei quali letali. Insomma
i dieci giorni di terrore anti islamico risultano tracciati su quella casella. Tutto
viene giustificato dal fatto che i maschi musulmani cercano di legarsi
sentimentalmente a donne hindu per convertirle e per mettere su famiglia
secondo i dettami del Corano. Una prospettiva inaccettabile… E ancora leggendo sull’incremento della natalità
islamica: “Cosa accadrà al nostro lavoro,
ai figli, alla Costituzione, alle orgogliose caste, ai nostri leader, ai pandit
kashmiri? Quando potremo trovare una soluzione?”. Taluni passaggi
espressamente violenti, poi rimossi dagli amministratori del gruppo,
comparivano in un video con mausolei dati alle fiamme e immagini di proiettili
da usare con diverse armi. E’ comparso anche un discorso di Kapil Mishra,
politico focoso, attivo con azioni di denuncia contro la corruzione di membri
di vari governi, e da un anno passato dal populista Aam Aadmi Party al partito
di Modi. In occasione delle manifestazioni al 'Citizenship Amendment Act', Mishra
aveva preso posizione contro le proteste alla contestata legge di apartheid per
gli stranieri islamici. Così nei giorni di fuoco dello scorso febbraio i
creatori del ‘sito hindutva’ hanno
usato anche i suoi discorsi. Dopo il fermo di cinque animatori del gruppo, non
proprio virtuale, la polizia indaga.
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