mercoledì 22 luglio 2020

Pinar, l’ennesimo femminicidio in Turchia


Pinar Gultekin, ventissette anni, studentessa universitaria della provincia di Muğla, era scomparsa la scorsa settimana. E’ stata trovata cadavere in una boscaglia. Un cadavere deturpato dalle bruciature, poiché dalle indagini risulta esser stata strangolata, ficcata in una botte e data alle fiamme. E’ l’ennesimo femminicidio, l’ennesima storia ignobile che macchia la Turchia. A compierlo, come spesso accade ovunque, un vecchio partner: Cemal Metin Avci, gestore di un bar in un resort turistico della città di Akyka sul Mar Egeo. Lì l’ha prelevato la polizia e dopo un interrogatorio l’assassino ha confessato. Nella località molte donne si sono date appuntamento in segno di protesta per fare udire alle autorità l’adirata voce. E gruppi femministi e di difesa della donna hanno avviato una diffusa protesta anche in altre città, a cominciare dalla capitale. Sono le attiviste della piattaforma “Noi fermeremo i femminicidi”, chiedono un’attuazione e un rilancio di quella convenzione detta di Istanbul, istituita nel 2011 dalla Turchia, in accordo col Consiglio d’Europa, per prevenire e combattere la violenza di genere. L’anno seguente Ankara adottò una legge in materia, ma gradualmente la normativa sta cadendo nel dimenticatoio. Anzi nel Paese s’è sviluppata una componente che, tramite certa stampa e social media, perora un attacco alla ‘Convenzione di Istanbul’ accusata di mettere in cattiva luce i “valori” della famiglia turca. E’ il solito sporco gioco del maschilismo patriarcale, che ha gangli dappertutto (in Italia il pensiero corre alle tendenze oscurante avanzate con proposte di legge e altro dal senatore leghista Pillon). Le donne nelle piazze turche rivendicano pene più severe per lo stillicidio di assassini di “ragazze, figlie, sorelle, madri”, il loro grido vola sul web con messaggi e tweet. Dal 2012 il Paese anatolico ha raddoppiato i femminicidi, l’anno scorso ne ha dovuti registrare ben 474. Cifre pazzesche di una vergogna che accomuna il peggior maschilismo, ovunque nel mondo.

Nessun commento:

Posta un commento