La riconversione in corsa dei treni, tanti treni,
addirittura 20.000 carrozze, in posti letto da aggiungere ai centomila
ospedalieri, per parare il colpo pandemico del Covid-19, vede il governo Modi
cercare di limitare ritardi. Difficilmente i danni. La chiusura delle attività
e il blocco dei trasporti avrebbero lasciato quei mezzi nei depositi, da lì la
mossa pragmatica ma egualmente affannosa. La condizione della sanità nel Paese
resta deficitaria e se coi treni-ospedale i posti letto diventano 320.000, i
respiratori aggiuntivi dovranno comunque arrivare dall’estero, perché le
riconversioni industriali (che stanno avvenendo anche in parecchie nazioni
occidentali) per certi strumenti hanno tempi più lunghi. Nel giro di due-tre settimane le emergenze potranno prendere curve spaventosamente elevate tanto da
far collassare anche questa rincorsa all’assistenza. Poiché un problema ancor
più assillante dei posti letto e della strumentazione specifica è rappresentato
dal personale medico e paramedico, assolutamente insufficiente per prestare
soccorso se e quando il numero dei pazienti salirà. L’altra scorciatoia emergenziale
che i tecnici del governo stanno attuando riguarda i luoghi di quarantena e
hanno pensato agli impianti sportivi. Gli stadi di alcune città vengono adibiti
per questi bisogni, sebbene i numeri di contagio forniti dal ministero della
Salute risultano tuttora bassissimi (1700 casi). L’incombenza sanitaria ha già
innescato un’emergenza sociale legata al fermo d’ogni attività produttiva, e
l’attuale drammaticità di sussistenza poteva avere un impatto meno traumatico
con un preavviso di blocco nelle settimane precedenti. Bastava essere un po’
lungimiranti, sostengono i critici del governo, e osservare i comportamenti
delle nazioni dove la pandemia era già esplosa.
La marea di ritorno da aree industriali, come quella
manifatturiera di Gujarat nel sud, verso zone povere significa ora dover
distribuire pasti o generi di prima necessità a un’infinità di persone senza denaro (gli
statistici ne stimano approssimativamente 100 milioni). Il governo
tranquillizza, affermando che a seguito di un’annata oltremodo abbondante i magazzini
sono pieni di cereali, ma il Partito del Congresso accusa egualmente il Bharatiya Janata
Party di non aver predisposto alcun piano, di procedere a spanna e rincorrere gli
eventi come per le “soluzioni” dei treni e degli stadi. Non contento di
tanto pressappochismo, il governo sceglie proprio queste giornate di fuoco per
attuare la misura sul Kashmir che aveva suscitato proteste la scorsa estate:
l’abolizione dell’autonomia di quell’area, prevista da un articolo
costituzionale dal 1947. Da ieri chi ha avuto la residenza in Kashmir per un
quindicennio può diventarne definitivamente cittadino e anche candidarsi alle
politiche. E’ una finestra aperta alla cittadinanza hindu che può entrare a
pieno titolo in quest’enclave islamica. L’opposizione critica il governo per la
tempistica, una legge tanto divisiva non doveva essere applicata durante una
crisi sanitaria in cui c’è bisogno di unità e concordia nazionale. Mentre i
politici locali sono ben più preoccupati: la regione, per l’effetto della crisi
economica, registra già da oltre un anno un aumento di disoccupazione doppio
rispetto a quello nazionale calcolato attorno all’8%. Con l’emergenza Covid-19,
tutto peggiorerà.
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